1). Jürgen Renn, L’evoluzione della conoscenza. Dalle origini all’Antropocene, pp. 788, €56,00, collana Frecce.

In questo volume Jürgen Renn, direttore dell’Istituto Max Planck per la Storia della scienza di Berlino, dove si occupa di ricerche sui cambiamenti strutturali nei sistemi di conoscenza, propone un nuovo modo di pensare la storia della scienza e della tecnologia esaminando il ruolo della conoscenza nelle trasformazioni globali avvenute dalle origini della civiltà all’Antropocene – l’attuale era geologica caratterizzata dal forte impatto delle attività antropiche sul sistema terrestre – e indagandone l’evoluzione attraverso le scienze cognitive, la psicologia sperimentale, le scienze della terra e la biologia evolutiva. Il risultato è una inedita storia della conoscenza intesa come pratica che coinvolge dimensioni mentali, materiali e sociali.


2). Francesco Berno, L’Atto di Pietro e le origini della comunità cristiana di Roma, pp. 148, €13,00, collana Quality Paperbacks.

La galassia testuale che trae origine dalla figura dell’apostolo Pietro rappresenta uno degli ambiti di studio più affascinanti e fecondi offerti dal cristianesimo delle origini. Scritti canonici e apocrifi si intrecciano nel tentativo di costruire, a partire dalle diverse memorie relative a Pietro, una silhouette sempre cangiante. Il volume prende in esame tale groviglio di opere e questioni aperte, approfondendo l’analisi di un breve testo in copto rinvenuto sul finire del XIX secolo, capace di svelare orizzonti inconsueti sul periodo iniziale dell’evento cristiano. L’Atto di Pietro – narrazione incentrata sulla figlia dell’apostolo, concupita da un ricco possidente – permette di addentrarsi nelle origini non solo della dogmatica cristiana, ma anche della faticosa formazione dell’identità religiosa dei primi credenti in Cristo, svelando una nuova ipotesi intorno all’organizzazione ecclesiale e agli orientamenti teorici dei primi seguaci cristiani a Roma.


3). Francisco Rico (a cura di), Gli orizzonti dell’ecdotica. Autori, testi, lettori, pp. 392, €35,00, collana Studi Superiori.

Negli ultimi anni, gli studi di ecdoticala branca della filologia che indaga i principi, i metodi e le tecniche dell’edizione critica dei testi letterari – hanno rappresentato un fertile terreno di riflessione per tutte le discipline umanistiche basate sull’edizione dei testi, ripensando criteri e questioni, anche alla luce della rivoluzione digitale. Nel volume Francisco Rico, uno dei fondatori di “Ecdotica”, ha raccolto gli interventi più interessanti sotto il profilo metodologico ed ermeneutico apparsi su questa rivista. Ne emerge un quadro ricchissimo, che presenta la pluralità di approcci e di voci che hanno animato il mondo degli studi testuali: dalla vitalità della tradizione neo-lachmanniana (Bonafin, Castaldi, Chiesa e Gorni) alla postfilologia (Eggert), dalla bibliografia testuale (Chartier, Harris, McGann, Rico, Villari) alla filologia teatrale (Scannapieco), dalla filologia d’autore (Gabler, Giunta, Italia) a quella digitale (Robinson), fino alla filologia editoriale, rappresentata da una preziosa intervista a Roberto Calasso, la cui “impronta” di editore si coniuga perfettamente con la ricostruzione, svolta dall’ecdotica, dell’«intero cammino di un testo dall’autore ai lettori» (come è detto nella dichiarazione di principi che apre il primo numero della rivista).


4). Alessandra Bonazzi, Geografia, modernità e mare. Breve storia di uno spazio globale e delle sue carte, pp. 152, €18,00, collana Biblioteca di testi e studi.

Il volume offre una breve storia del pensiero geografico moderno raccontata a partire dal mare. Questa storia – punteggiata di portolani, carte geografiche, esploratori, navigatori, imbarcazioni, rotte – comincia e finisce nel Mediterraneo perché, parafrasando Franco Cassano, lì si cela l’inizio della modernità e lì si rispecchia il problema etico e politico del futuro. In mezzo stanno invece le figure e le narrazioni che hanno costruito l’immaginario geografico globale di cui si nutre ancora il nostro presente.


5). Giulio Macilenti, Conoscere e scegliere. Scienza e dialettica nella società digitale, pp. 108, €14,00, collana Biblioteca di testi e studi.

No vax, terrapiattisti, complottisti di ogni genere: il mondo d’oggi sembra essere intriso di sospetto e sfiducia nei confronti della scienza. La pandemia ha accentuato il problema, mostrando da un lato come la società contemporanea non possa farne a meno, dall’altro ricordandoci come la scienza spesso sia condizione necessaria, ma non sufficiente, del progresso. Partendo da questa situazione contraddittoria, il libro intende superare la polarizzazione fra sostenitori acritici del pensiero scientifico e suoi oppositori, nella logica di riconoscere il valore della scienza, senza farne però uno strumento di chiusura del dibattito politico. A tal fine, nel volume si sostiene che la causa centrale e inesplorata del rancore antiscientifico risieda nell’utilizzo ideologico dei metodi delle scienze dure al di fuori del loro ambito di appartenenza, con lo scopo di naturalizzare la realtà sociale e confinare il pensiero in una dimensione astorica e antidialettica. Questa ambiguità, ad esempio, gioca un ruolo importante nella fusione tra innovazione tecnica e logica matematica che sta alla base del processo di digitalizzazione in cui siamo immersi. Da tale prospettiva, solo una critica dell’uso ideologico della scienza e del suo legame con lo sviluppo capitalistico, insieme alla ricerca di un equilibrio tra razionalità dialettica e scientifica, permette di confrontarsi in maniera efficace con la complessità del presente.


Buone letture!

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