L’approccio consapevole ad un testo letterario presuppone, in prima istanza, la conoscenza e la padronanza da parte del lettore di alcuni specifici strumenti settoriali, insomma della capacità di saper mettere le mani in “una piccola valigetta di arnesi”, grazie alla quale poter leggere, interpretare e analizzare una novella, un romanzo, una poesia, un saggio, un’autobiografia, un poema… E sono strumenti pressoché indispensabili, poiché il testo, di qualunque tipologia esso sia, ha natura irrimediabilmente plurale, è soggetto a interpretazioni sempre differenti da lettore a lettore, e il suo senso, mai dato una volta per tutte, si costruisce in uno continuo raffronto di idee e posizioni. Offre un ricco panorama, utile ad orientare il lettore nel proteiforme mondo della letteratura, il nuovo volume coordinato da Emilio Russo, noto critico letterario e docente di Letteratura Italiana alla Sapienza Università di Roma: Il testo letterario. Generi, forme e questioni (Carocci editore, pp. 488, €39,00), si presenta come un corposo volume antologico, composto da una trentina di «assaggi interpretativi» (Russo) e affidato ad una nutrita équipe di studiosi (linguisti, filologi, critici letterari, storici della letteratura, comparatisti), che guarda al testo letterario da prospettive diverse e ampie, dagli appunti redazionali di un testo fino ai primi abbozzi, dalla tradizione editoriale fino alle biblioteche d’autore, e si sofferma, in più sezioni, su generi e tipologie testuali diverse (la poesia antica, la prosa narrativa, i poemi narrativi, gli epistolari, i testi religiosi, i testi burleschi, i testi storici, i testi teatrali, gli aforismi, la lirica contemporanea, il romanzo…) e su questioni di rapporti di confine e su prospettive critiche (letterature comparate, studi di genere, studi culturali, letteratura e psicanalisi…). Ogni saggio, di contro alle norme redazionali che contraddistinguono la collana, è corredato in chiusura da ricchi riferimenti bibliografici, aggiornati su questioni di metodo e di contenuto. L’elemento che denota ancor più positivamente questo volume è il suo essere di natura applicativa, ovverosia la trattazione delle questioni critiche, testuali e di metodo non rimane puramente a livello di astratta critica letteraria, ma trova diretta e concreta espressione nei testi e nelle singole opere, tutte appartenenti al mondo della letteratura italiana. Questa raccolta di saggi, allora, intende così fornire un panorama aggiornato delle pratiche di lavoro nell’ambito della critica e della storiografia letteraria, con concrete applicazioni di metodo.

Omero, Iliade, Libro VIII, versi 245-253, da un manoscritto greco di fine V secolo o inizio VI secolo.

Divenuto ormai un classico, seppur la sua prima edizione sia apparsa soltanto nel 2008, è il piccolo manuale di Pasquale Stoppelli, docente di Filologia italiana alla Sapienza Università di Roma, dal titolo Filologia della letteratura italiana (Carocci editore, pp. 236, €23,00). La Filologia, che è da intendersi come disciplina scientifica che si occupa di «riportare i testi alla loro più probabile forma originaria, liberandoli da guasti e rimaneggiamenti» successivi, si colloca in una posizione interstiziale, di natura primariamente ibrida, fra letteratura e linguistica, innanzitutto, ma anche fra paleografia, codicologia, bibliografia e storia in tutte le sue specializzazioni. In particolare, la branca della filologia che si occupa dei testi prodotti in lingua volgare prima, e poi in lingua italiana poi (senza escludere i dialetti parlati in Italia e la produzione in latino scritta dal quattordicesimo secolo in poi), e in relazione alle caratteristiche proprie degli ambiti di riferimento, è caratterizzata da specifici metodi di studio, per cui obiettivo primario di questo volume è sollecitare il lettore ad un’attenzione micro-analitica del testo, e insieme «indurre la persuasione che lo studio della letteratura fa i conti per prima cosa con la testualità, ossia con l’oggettività del testo». Oltre ad una cospicua sezione dedicata ai concetti generali (dalla scrittura all’edizione di un testo), a diversi problemi di metodo (Lachmann in primis), alla filologia dei manoscritti e dei testi a stampa, e alla filologia d’autore (tra i contributi più interessanti vi è il Racconto di un’anima: i Canti di Leopardi) il volume tratta alcune questioni emblematiche per lo studio delle opere letterarie in lingua italiana: in particolare, sono molto interessanti i contribuiti La tradizione della Commedia, Lo Zibaldone di Leopardi, La questione del Fiore dantesco (quest’ultimo sul versante della filologia attributiva). L’attenzione, dunque, ai testi, in quanto protagonisti indiscussi della ricerca filologica, è elemento costante in questo volume. Infatti, i nostri maggiori capolavori sono qui raccontati nelle loro storie testuali; storie che affondano le proprie radici nella creatività degli autori, ma hanno preso corpo e vivono in manoscritti e stampe. Ne consegue che lo studio della letteratura fa anzitutto i conti con la materialità concreta dei documenti, poi, dopo, con le teorie della critica e con le ideologie, molto spesso contrastanti fra di loro. Ma l’educazione filologica non ha solo un rilievo storico, ha anche un risvolto etico: è esercizio che induce alla valutazione critica di tutto ciò che ci circonda, che aiuta a smascherare dogmatismi e false opinioni.

Un manoscritto miniato.

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