Quando la poesia affronta il temi dell’identità e dell’identificazione si apre inevitabilmente ad una riflessione sul poeta in quanto persona. In tutte le composizione liriche il poeta, da una parte, rivela qualcosa di se stesso, ma dall’altra nasconde la sua identità dietro il messaggio o le allusioni che emergono dalla parola poetica. L’identità del poeta, che si costruisce man mano con una maturazione stilistica e con la trattazione di temi a lui cari, nasce dalla sua capacità di introspezione e alla sua disposizione a cogliere motivi poetici dove gli altri vedono solo temi e cose comuni.

Il linguaggio della poesia ha spesso rappresentato il tema fondamentale del rapporto padre-figlio attraverso un “dialogo”. L’io-lirico, che può essere la voce del padre o quella del figlio, si rivolge, chiaramente a ruoli diversi, a un tu-lirico. Ma si tratta di un dialogo fittizio perché in realtà la sola unica voce è quella del poeta. La voce paterna utilizza la poesia come strumento per perseguire il proprio compito formativo nei confronti del figlio; l’atteggiamento richiama il rapporto maestro-allievo, privo però degli elementi di rimprovero, perché la figura del padre è chiaramente animata da forte affetto. La voce del figlio, invece, vuole recuperare, attraverso la poesia, un ricordo del padre assente o perduto; in questo caso è il tema della memoria a guidare il componimento; il figlio-poeta cerca di manifestare così un sentimento di riconoscenza e di trovare un modo per non dimenticare. Accade spesso che la poesia diventi anche il terreno per dare libero sfogo alla rabbia e a un sentimento di avversione per la figura paterna. Il rapporto di riconoscenza o di conflittualità che si crea fra padri e figli è, del resto, simile a quello che spesso si propone nell’arte fra una generazione e l’altra. Numerosi artisti e poeti si sono posti apertamente in contrapposizione con le generazioni precedenti attaccando quei modelli “paterni” che incarnavano una tradizione considerata morta, da superare e persino da demolire. Altri artisti, al contrario, hanno celebrato i loro maestri o padri spirituali, ovvero delle figure in cui hanno riconosciuto un modello di riferimento per la loro formazione umana, spirituale e artistica.


Osip Mandel’štam, La conchiglia

Il tema della poesia La conchiglia, datata 1911, è quello dell’identità e funzione dello stesso poeta. Come una conchiglia senza perle, la poesia, seppure apparentemente inutile, è destinata a raccogliere le voci più intime della natura personale del poeta e dell’animo umano in generale. Nella terza e nella quarta strofa domina il motivo della vicinanza della natura-notte, che il poeta immagina solidale e amica.

Notte, forse di me non hai bisogno;
dalla voragine dell’universo
io – conchiglia senza perle – sono
gettato sulla tua proda, riverso.

Con noncuranza fai schiumare i flutti
e riottosamente vai cantando,
ma la bugia d’una conchiglia inutile
ti sarà oggetto d’amore e di vanto.

Verrai a giacerle accanto sulla sabbia
e a ricoprirla della tua pianeta;
a renderla, verrai, inseparabile
dall’enorme campana degli abissi irrequieti;

e il vano della fragile conchiglia –
nido di un cuore ove nessuno alloggia –
ricolmerai di schiuma che bisbiglia,
ricolmerai di nebbia, vento e pioggia…

Da Ottanta poesie, Einaudi, Torino, 2009, trad. it. di Remo Faccani

silenzio | Controvento
Edouard Boubat, Conchiglia, 1995.

Pablo Neruda, Timidezza

I seguenti versi sono una riflessione del poeta sulla sua timidezza di adolescente, analizzata nella sua essenza, come una “corazza” per tenere a riparo la propria fragile identità dall’influenza del mondo esterno.

Appena seppi, solamente, che esistevo
e che avrei potuto essere, continuare,
ebbi paura di ciò, della vita,
desiderai che non mi vedessero,
che non si conoscesse la mia esistenza.

Divenni magro, pallido, assente,
non volli parlare perché non potessero
riconoscere la mia voce, non volli vedere
perché non mi vedessero,
camminando, mi strinsi contro il muro
come un’ombra che scivoli via.

Mi sarei vestito
di tegole rosse, di fumo,
per restare lì, ma invisibile,
essere presente in tutto, ma lungi,
conservare la mia identità oscura,
legata al ritmo della primavera.

Da Memoriale di Isla Negra, trad. it. di G. Bellini, Nuova Accademia, Milano, 1965

Phenomenon - Remedios Varo - WikiArt.org
Remedios Varo, Fenomeno, 1962, Collezione Privata.

Alfonso Gatto, A mio padre

Nella seguente poesia, il poeta elabora il tema del pianto e del rimpianto legato al ricordo commosso del padre. La figura paterna torna a vivere attraverso le sue stesse parole, rievocate dal figlio, il quale le trasforma in “poesia del padre”. L’ombra testimonia l’assenza della figura paterna, mente il successivo riferimento alla primavera preannuncia una rinascita della vita e apre in tal modo uno spiraglio di attesa silenziosa.

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
– Com’è bella la notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno –. Tu vedevi il mondo
nel novilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.

Da La storia delle vittime, Mondadori, Milano, 1966

Hengst — 'Bourbon Street Lights' 8x10 pastel, Karen...
Karen Margulis, Bourbon Street, 2012, Collezione Privata.

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