La letteratura volgare in Italia nasce nel XIII secolo, nel Duecento, in corrispondenza di nuovi fenomeni economici, sociali, culturali e politici. Questa vasta produzione letteraria utilizza, in particolare nel Centro-Nord, il volgare, poiché è la lingua d’uso della classe in ascesa nelle città del tempo, la borghesia mercantile, che vuole imporre la propria visione del mondo e dell’economia. Non esistendo, però, ancora un volgare per così dire “nazionale”, i vari letterati del tempo si esprimono nella lingua locale, dando origine ad un vero e proprio fenomeno di policentrismo linguistico, che si accompagna al policentrismo politico tipicamente italiano. I diversi volgari italiani, sviluppandosi in contesti socio-culturali ed economici profondamente differenti, danno origine anche a generi letterari diversi. Ad esempio la poesia lirica nasce in Sicilia e si sviluppa sull’asse Bologna-Toscana; parimenti in Toscana si colloca la produzione di poesia comico-parodica e di poesia allegorica; la poesia religiosa ha come centro d’irradiazione l’Umbria, mentre nella Pianura padana si afferma una poesia religiosa attenta agli aspetti didattici. La narrativa e la prosa breve si sviluppano prevalentemente nel bolognese e in Toscana. Le origini della lirica italiana in volgare vanno ricercate nel corso del Duecento, poiché in questi anni si sviluppa un tipo di esperienza poetica che si propone esclusivamente fini d’arte, ricerca un livello espressivo “alto” ed una raffinata elaborazione formale. I luoghi della lirica italiana del Due e Trecento si snodano per l’intera penisola: nel Centro-Nord nasce la poesia didattica di Bonvesin de la Riva; Guittone d’Arezzo è il caposcuola della Scuola toscana di transizione; Cecco Angiolieri e Folgòre da San Gimignano si cimentano nella produzione di poesia comico-parodica moraleggiante; e Cavalcanti, Guinizzelli, Cino da Pistoia e Dante Alighieri sono associati, in Toscana, al Dolce Stil Novo. Nel Sud della penisola, in particolare in Sicilia, la Scuola Siciliana sforna poeti in volgare quali Iacopo da Lentini (considerato il padre del sonetto italiano), Pier Delle Vigne, Guido delle Colonne e Cielo D’Alcamo (quest’ultimo non facente parte della Scuola siciliana, ma promotore di una poesia popolare e giullaresca). Il secolo successivo, il Trecento, vede come assoluti protagonisti della lirica italiana Dante Alighieri e Francesco Petrarca, e in parte anche Giovanni Boccaccio (che, com’è noto, si cimentò con maggior vigore nella prosa piuttosto che nella poesia). Di recente pubblicazione è il volume, curato da Lorenzo Geri, Marco Grimaldi e Nicolò Maldina, La lirica italiana. Un lessico fondamentale (secoli XIII-XIV) (Carocci editore, 2021, pp. 344, €29,00), che si presenta come uno strumento agile e innovativo per lo studio della lirica italiana del Duecento e del Trecento. Il volume, composto da venti voci affidate ad affermati specialisti, prende in esame alcuni grandi temi della lirica italiana due-trecentesca (Amore, Dialogo, Filosofia, Io, Morale, Politica, Realtà, Sacro), luoghi di produzione e di ricezione (Città, Corte, Geografia), problemi filologici (Tradizione), forme, modelli e registri della lirica dai Siciliani (XIII secolo) a Francesco Petrarca (XIV secolo) (Comico, Forme poetiche, Lingua, Modelli biblici, Modelli latini, Modelli romanzi, Musica, Retorica). D’impianto agile e accattivante, il volume intende fornire ad uno studente universitario, o ad un appassionato avventore, le questioni di fondo e le basi metodologiche fondamentali per comprendere con esaustività e consapevolezza tanto lo studio della storia letteraria, quanto la lettura diretta dei testi poetici. Ad esempio, a proposito della presenza delle emozioni nei testi lirici duecenteschi, Marco Grimaldi scrive che «nella poesia lirica del Medioevo […] il poeta può immaginarsi felice o triste, fedele o traditore, destinato al soddisfacimento del desiderio o alla morte per un amore non corrisposto.  […] Nei poeti italiani del Duecento, l’espressione delle emozioni è sempre fortemente formalizzata e non è necessariamente fedele di stati d’animo individuali; tuttavia, attraverso la formalizzazione i poeti riescono a ottenere grande precisione e ricchezza di dettagli psicologici» (p. 233). Il volume, offrendo un quadro aggiornato della ricerca, sia sul versante storico-letterario sia su quello linguistico-filologico, guida il lettore, con chiarezza ed esaustività, alla ricerca delle radici della nostra quasi millenaria poesia.

Manoscritto del Roman de la Rose (1420-1430).

SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: La lirica italiana. Un lessico fondamentale (secoli XIII-XIV)

Autrori: (a cura di) Lorenzo Geri, Marco Grimaldi e Nicolò Maldina

Casa Editrice: Carocci

Prezzo: €29,00, collana Studi Superiori

Anno di pubblicazione: Ottobre 2021


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