«Sapevo che tu mi sognavi.
Perciò non potevo dormire,
azzurrina la fiamma d’un fanale
m’indicava la via.»

Anna Achmàtova, da Il sogno


Una sottile linea biografica

Anna Achmàtova nasce ad Odessa nel 1889. Trasferitasi in gioventù a San Pietroburgo, aderisce al movimento poetico dell’Acmeismo, che, in polemica con il Futurismo, auspica il superamento della scrittura simbolista attraverso la ricerca di una nuova purezza lirica. Negli anni dieci viaggia in Francia, in Germania e in Italia, dove conosce pittori e intellettuali che restano affascinati dalla sua poesia e dalla sua bellezza enigmatica. Nel 1912 pubblica la prima raccolta, Sera, a cui seguono Rosario (1914), Lo stormo bianco (1917) e Anno Domini MCMXXI (1922). Quindi, per ragioni politiche, la Achmàtova si chiude in un lungo silenzio, interrotto solo dalla pubblicazione di pochi testi, densi di malinconia ed angoscia per gli orrori della seconda guerra mondiale. Il grande successo delle sue poesie civili e religiose (lette con passione anche dai soldati e dalla gente comune) alimenta il sospetto e la diffidenza nei suoi confronti da parte del Partito Comunista; nel 1946, accusata di estetismo e di disimpegno politico, di pessimismo e di disfattismo, viene espulsa dall’Unione degli scrittori sovietici. Nel 1965 riordina tutta la propria opera nel volume La corsa del tempo. Si spegne a Mosca l’anno successivo, nel 1966.

Il volume

Il volume qui presentato, pubblicato per Edizioni La Vita Felice (pp. 164, €12,00) e curato da Raissa Naldi, racchiude una ricca selezione di liriche con testo originale a fronte; il volume è aperto inoltre da una presentazione, sempre curata dalla Naldi, nella quale si illustrano i temi chiave, le problematiche e il contesto storico nel quale visse la poetessa russa. Nella presente edizione viene riprodotto il testo, riveduto e corretto, pubblicato a Milano nel 1962 dalle Edizioni Accademia, nella collana “I cristalli”.

Anna Achmàtova, Poesie.

Prega… – da Poesie

Prega per la mia anima vivente,
mendicante e smarrita,
tu che sempre hai coscienza della via,
tu, nato in una grotta.

Più tardi forse ti potrò narrare
con dolorosa gratitudine
le mie notti affannose,
il gelido respiro dei mattini.

In questa mia esistenza vidi poco:
ho cantato ed ho atteso.
Ma non ho odiato i fratelli, non ho
tradito la sorella.

Perché dunque Dio mi puniva
ogni giorno, ogni ora?
Forse così l’angelo mi indicava
una luce invisibile a noi?


«… se sollevo
verso di te la mia pena
subito ricade mite
e fredda come neve.»

Rainer Maria Rilke, da Lamento di una monaca


Una sottile linea biografica

Rainer Maria Rilke nasce a Praga nel 1875. Dopo aver compiuto studi letterari e artistici presso le università di Praga, Monaco e Berlino, pubblica nel 1894 una raccolta di liriche d’amore, Vita e canti. L’anno seguente conosce la scrittrice Lou Andreas-Salomé (1861-1937), con la quale intraprende due viaggi in Russia, esperienza che si riflette nelle Storie del buon Dio (1900-1904). Prendendo sempre più le distanze dalla poetica simbolista, Rilke elabora uno stile personale che contraddistingue i componimenti del Libro delle immagini (1902, ampliato nel 1906) e del Libro d’ore (1905). Trasferitosi a Parigi, è segretario dello scultore Auguste Rodin dal 1905 al 1906, frequentazione che lo aiuta a superare il sotteso senso d’angoscia della morte che aveva pervaso la sua precedente ispirazione: di questi anni sono le Nuove poesie pubblicate tra il 1907 e il 1908. Dal 1910 al 1912 soggiorna nel castello di Duino, vicino Trieste, e vi compone le prime due delle dieci Elegie duinesi (1923). A Monaco durante la prima guerra mondiale, nel 1919 Rilke si trasferisce in Svizzera, e vi rimane fino alla morte, avvenuta nel 1926 a Valmont, presso Montreux. In questi ultimi anni arriva all’apice della propria produzione lirica, terminando le Elegie duinesi e i celebri Sonetti a Orfeo (1923).

Il volume

Il volume qui presentato, pubblicato per Edizioni La Vita Felice (pp. 96, €10,00), contiene una serie di liriche, con testo originale a fronte, scelte e tradotte da Giaime Pintor (1919-1943), giornalista, scrittore e antifascista italiano. Come precisa Pintor nell’introduzione da lui curata, «la scelta delle poesie è libera. Non ho voluto dare ai lettori un compendio dell’opera di Rilke; ho voluto raccogliere quello che per me, in un particolare momento o una particolare circostanza, è stato scoperta e occasione di poesia. La traduzione è libera: notizia forse inutile per chi sa che ogni traduzione è libera per natura. In alcuni casi è arbitraria: il testo a fronte indicherà questi arbitri e testimonierà il favore di eventuali condanne.» Il volume è poi concluso da una postfazione curata da Paolo Barbieri, dove si dà uno sguardo trasversale sull’opera di scelta e traduzione di Pintor, morto alla giovane età di 24 anni.

Rainer Maria Rilke, Poesie.

Un dio lo può. Ma un uomo, dimmi, come… – da Sonetti a Orfeo (1923)

Un dio lo può. Ma un uomo, dimmi, come
potrà seguirlo sulla lira impari?
Discorde è il senso. Apollo non ha altari
all’incrociarsi di due vie del cuore.

Il canto che tu insegni non è brama,
non è speranza che conduci a segno.
Cantare è per te esistere. Un impegno
facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?

Quando astri e terra il nostro essere tocca?
O giovane, non basta, se la bocca
anche ti trema di parole, ardire

nell’impeto d’amore. Ecco, si è spento.
In verità cantare è altro respiro.
È un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.


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