Franco Fortini è stato un intellettuale attivo e militante: traduttore e critico letterario, si è sempre confrontato con gli scrittori europei; antifascista e partigiano, prima, marxista, poi, ha mostrato un pensiero marcatamente autonomo, sapendo prendere le distanze dall’ideologia, quando si sono mostrate le sue contraddizioni in rapporto al potere.

Un esempio della sua capacità di giudizio critico è il saggio Insistenze (1985), dedicato all’analisi delle contestazioni del ’68, oppure le liriche contenute nelle raccolte più recenti come Questo muro (1973) e Paesaggio con serpente. Poesie (1973-1983).

Il pensiero di Fortini ha una matrice umanistica, su cui si è innestata la cultura marxista assimilata criticamente senza dogmatismi; parallelamente Fortini ha condotto una coerente battaglia contro la società dei consumi e di massa, responsabile dell’alienazione dell’uomo, affidando alla poesia la funzione di protesta.

Egli affida ad una forma moderna, ma generalmente chiara, i contenuti che toccano alcuni nodi della problematica culturale del mondo contemporaneo, come il rapporto dell’intellettuale con la politica, il ruolo dell’intellettuale nella società industriale e, più in generale, le prospettive della letteratura. In questo la sua poesia si presta al confronto con quella di altri protagonisti del Secondo Novecento, come Eugenio Montale.


FRANCO FORTINILa gronda (da Una volta per sempre)

Uno scorcio di paesaggio urbano, umanizzato dalla presenza di rondini, diventa il punto di partenza per una intima riflessione sulle aspettative del futuro. Nella presentazione della lirica, l’autore stesso ci fornisce questa chiave di lettura, scrivendo: «la causa occasionale finale potrà essere data dal leggero impeto di una giovinezza, di una felicità, dal minimo peso d’un uccello, di una rondine, capace di sottrarsi al crollo.»

Scopro dalla finestra lo spigolo d’una gronda,
in una casa invecchiata, ch’è di legno corroso
e piegato da strati di tegoli. Rondini vi sostano
qualche volta. Qua e là, sul tetto, sui giunti
e lungo i tubi, gore di catrame, calcine
di misere riparazioni. Ma vento e neve,
se stancano il piombo delle docce, la trave marcita
non la spezzano ancora.

Penso con qualche gioia
che un giorno, e non importa
se non ci sarò io, basterà che una rondine
si posi un attimo lì perché tutto nel vuoto precipiti
irreparabilmente, quella volando via.


FRANCO FORTINITraducendo Brecht (da Una volta per sempre)

Fortini, mentre sta traducendo Brecht, viene distolto da un improvviso temporale, che lo induce a riflettere sulle ragioni della sua poesia e, in generale, della poesia stessa. Il ritmo del testo è piuttosto serrato; esso scaturisce da una sintassi concisa e gradualmente incalzante. Gli imperativi dell’ultima strofa danno il senso dell’ineluttabilità del compito di un intellettuale; così Fortini, come negli stessi anni di Montale, ribadisce il fondamentale ruolo etico svolto dalla poesia. La lirica risale agli inizi degli anni ’60 ed è pubblicata nella raccolta Una volta per sempre.

Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov’erano piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d’un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più voce. Gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l’odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.

Scrivi, mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelle dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.


FRANCO FORTINIL’esame (da Questo muro)

Il poeta usa la metafora dell’esame, per comunicare il proprio travagliato rapporto di intellettuale rispetto all’ideologia. I fondamentalismi che hanno caratterizzato e guidato una fase politica della cultura militante a sinistra, d’un tratto si rarefanno sotto la lente d’ingrandimento di un giudizio critico. I versi semplici di Fortini documentano questa fase di ripensamento che è stata comune a vari intellettuali tra gli anni Sessanta e Settanta e rivelano la sua personalità di poeta.

Mi presento all’esame. Non ricordo più nulla.
Le cose che avevo credute non le credo più.
Come posso difendere, maestri, le mie tesi?
Esaminatore, di chi sono le parole che dico?


FRANCO FORTINICon un unico gesto (da Paesaggio con serpente)

La poesia appartiene alla raccolta Paesaggio con serpente, pubblicata nel 1984, ed è un manifesto della poetica di Fortini. La complessità del tema che fa risaltare il conflitto di un intellettuale militante, come è l’autore, si traduce in un accurato gioco di antitesi e di richiami, che rendono ancor più denso e ricco il messaggio.

«La certezza che ogni scoria
ogni malinconia
ogni male di vivere
si sono ridotti alla loro cenere.»
Questo esigono e anch’io
«dalla disciplina della parola». Ma non è
e lo dimostro qui, solo questa la verità.

Dico di me e del male di vivere.
Frugo tra ceneri. Ma anche volto la testa
e le urla le sento
degli straziati da uomini cani
che vogliono anche me
una di queste notti uccidere.

Indico
con un unico gesto della mano
sia passione sia vanità
la celeste forma della morte
la forma sporca della malinconia.

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