Professore associato di Storia del cristianesimo e delle Chiese nel Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Federico II di Napoli, Luca Arcari ha recentemente pubblicato per Carocci Editore il volume Vedere Dio. Le apocalissi giudaiche e protocristiane (IV sec. a. C. – II sec. d. C.) (pp. 444, €39,00), una ricca, corposa e dotta ricerca che si concentra sugli scritti, definiti «apocalittici» – «specchi ancorché opachi di azioni riconducibili alla dimensione della vita vissuta» –, prodotti tra il Giudaismo del Secondo Tempo (IV secolo a. C.) e il Cristianesimo delle origini (II secolo d. C.). L’intenzione della ricerca è, infatti, quella di valorizzare l’elementovisionario” che accomuna questi scritti al più ampio filone dei resoconti visionari diffusi nelle culture del bacino Mediterraneo antico, mettendo in particolare rilievo le relazioni che intercorsero esperienze religiose e processi di “messa per iscritto” e che favorirono la trasmissione di questi testi in reti di comunicazione sulla lunga durata. Articolato in otto densi capitoli, il volume principia con un importante capitolo chiarificatore sulla definizione del genere, e in particolare pone l’accento sulla questione se sia o meno necessario definire una specificità della letteratura apocalittica. Il testo, poi, si snoda lungo altre questioni fondamentali, sempre mantenendo costante il riferimento ai testi: ad esempio, affronta il tema delle apocalissi tra testualizzazione e scritturalizzazione (con riferimenti a testimonianze tardo-antiche e altomedievali); pone la questione sul perché i seguaci di Gesù abbiano scritto testi apocalittici; si esamina il tempo dell’esperienza e la sua rievocazione in significativi testi protocristiani (l’Apocalisse di Pietro; l’Apocalisse di Giovanni; l’Ascensione di Isaia; il Pastore di Erma); si pone l’attenzione sui principali protagonisti di questi scritti apocalittici, gli agenti dell’oltremondo (tra angeli trasgressori e Satana; gli antagonisti sovrumani e i loro risvolti umani, ecc.); si conclude il discorso con riferimenti ad altri importanti testi prodotti al termine dell’età cristiana delle origini. «Questo libro», scrive Arcari nell’Introduzione, «vuole soprattutto invitare a guardare al giudaismo e ai gruppi di seguaci di Gesù attivi nel Mediterraneo antico come a individui avvolti in reti di significato intessute in particolari momenti e circostanze; è un tentativo di pensare gli individui che in un modo o nell’altro hanno prodotto testi in cui appaiono definizioni come “Giudei”, “veri Giudei”, “santi Giudei”, “Giudei celesti”, “Giudei di Cristo”, “seguaci di Cristo” ecc. come agenti culturali tecnicamente preposti alla manipolazione di esperienze reinterpretate come di contatto diretto con il divino con i connotati, variegati e stratificati, propri dei retroterra culturali in cui essi si sono trovati a vivere».

San Giovanni Evangelista a Patmos scrive l’Apocalisse.

Fresco di stampa, il volume Teoria della letteratura. Campi, problemi, strumenti (Carocci Editore, pp. 416, €39,00), curato da Laura Neri (docente di Critica e teoria della letteratura e Stilistica del testo all’Università degli Studi di Milano) e Giuseppe Carrara (docente di Critica e teoria della letteratura all’Università degli Studi di Milano), affronta problematicamente lo sviluppo e la complessità di una disciplina, quella della Teoria della letteratura, tanto indagata e studiata nel Novecento, che vuole render conto del perché si scrivono e si leggono i testi letterari, di quali valori possono essere trasmessi attraverso le storie, di come le narrazioni e le rappresentazioni veicolino certe visioni del mondo e di che ruolo svolgono queste visioni all’interno delle società, di cosa hanno a che fare con la maniera in cui pensiamo e agiamo. Un sapere continuamente fecondo di interrogativi, e le risposte che ne provengono mai sono date una volta per tutte. La teoria e l’attività di critica letteraria non sono mai presentate come saperi astratti, avulsi, ma fortemente interrelati al testo, in una mutua dipendenza: fra teoria e critica, fra critica e testo, si instaura un circolo virtuoso tale che, se la comprensione dei fenomeni e della manifestazioni letterarie è imprescindibile da una conoscenza dei contenuti teorici e critici, viceversa la teoria della letteratura e l’attività critica sono anch’esse strumenti preziosi per una maggiore consapevolezza del fatto e del testo letterario. Il volume si snoda in sedici ricchi capitoli, che affrontano temi, problemi e questioni – ma forniscono anche strumenti – essenziali per una conoscenza completa della teoria letteraria: il problema della forma; la ricezione e il pubblico; il rapporto tra letteratura e società; la letteratura e le influenze della teoria psicoanalitica; la teoria della poesia e dei generi letterari; le voci della narrativa e il problema del realismo; il rapporto tra la letteratura e il mondo, le emozioni, il femminismo e gli sguardi queer; gli iconotesti; ecc. «In questo senso, dunque», scrivono Laura Neri e Giuseppe Carrara nel contributo introduttivo Lo spazio della teoria, «la teoria è anche lo spazio di un conflitto insanabile e instabile, un conflitto fra teorie diverse, interpretazioni divergenti, fra visioni della letteratura (e del mondo) che si attuano necessariamente all’interno di uno scambio comunicativo: la teoria, allora, è “situata, militante, inevitabilmente politica […] è un atto sociale che presuppone una politica e una strategia, che formula giudizi e li propone a una comunità giudicante” (Bertoni, 2018, p. 284). […] La teoria della letteratura è anche l’insieme dei vari indirizzi teorici, spesso nati in opposizione fra loro».

Letteratura italiana contemporanea: scrittori e opere importanti

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