Le finestre, si sa, sono l’emblema dell’apertura verso il mondo. Sono piccoli rettangoli che racchiudono il desiderio di scoprire le bellezze dell’universo che ci circonda, cogliendolo, seppur limitatamente, da una prospettiva sempre diversa.  Aprendo una finestra si può accedere ad un mondo che nasconde tante bellezze, tante passioni, tanta vita; ma a volte quel vetro che ci separa da un universo palpitante e in continuo trepidare può rappresentare un ostacolo, una barriera verso le molteplici possibilità dell’esistenza. Così, dal doppio vetro delle sue finestre, in un modesto appartamento a Reykjavík, una donna anziana guarda lo scorrere della vita da cui si sente inevitabilmente esclusa. Ma quella vita dalla quale si sente così distante continua a porle delle domande, continua ad attrarla, continua a spingerla ad assaggiare quegli sgoccioli di esistenza che sono come fonte essenziale, come rimedio per «riempire la vita di significati e di canzoni.» Vedova con figli che da tempo hanno preso la loro strada, e nipoti «con problemi di cui non possono parlare ai genitori», la sua esistenza viene sconvolta dall’incontro con un uomo, un coetaneo che forse ha già incontrato in gioventù, un chirurgo in pensione, con «un che di delicato nel naso e nella bocca, […] gli occhi vivaci, perfino un po’ esaltati», che la incanta con in suoi dolci modi e il suo tenebroso aspetto affascinante da «semidio». Ma è lecito vivere alla sua età un’intensa esperienza d’amore senza che essa sia «un penoso canto del cigno»? «Lei non ha certo voglia di tornare giovane. Ha capito quello che tutti desiderano una volta oltrepassata la metà. Occorre fingere di esserci, anche con sforzi immani.» Cosa potrebbe mai offrire l’amore a «due solitudini al tramonto?» E perché la passione senile rimane un tabù da deplorare e scongiurare, anche dai suoi stessi amici e famigliari? «Un amore sterile, che feconda se stesso, non è mai stato benvisto. Siamo soliti pretendere che le nostre azioni abbiano uno scopo, sentiamo il bisogno di aggrapparci a una trama comprensibile. E abbiamo paura di qualsiasi cosa vi possa formare dei nodi. Una trama che ci inquadra in un contesto e che magari è da tempo diventata una farsa.» Halldóra Thoroddsen esplora, con uno stile magico e metafisico, e con una penna dolce e sottile, il tabù dell’amore nella senilità, rivelando le contraddizioni di un’intera esistenza in grado di sorprendere e sconvolgere le prospettive di una vita. Attraverso le paure, i turbamenti, le passioni della protagonista Thoroddsen ci coinvolge in una struggente vicenda d’amore che raramente trova spazio tra le pagine della letteratura. Doppio vetro è un elegante canto d’amore che intona una musica magica, un meraviglioso racconto poetico di toccante empatia sulla vita dell’amore che non conosce età, che non appassisce al passare del tempo, ma che rinvigorisce anche le pieghe più dure dell’animo.


L’AUTRICE

HALLDÓRA THORODDSEN è nata nel 1950 e vive a Reykjavík. Scrittrice e poetessa, ha lavorato come insegnante, grafica e direttore dei programmi della radio islandese. Scrive poesie, racconti, sceneggiature e romanzi. In corso di pubblicazione in dieci paesi europei, Doppio vetro è il suo primo romanzo a essere tradotto in Italia e ha ricevuto il Premio della Letteratura Europea e il Premio della letteratura femminile islandese.


SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: Doppio vetro

Autore: Halldóra Thoroddsen

Casa Editrice: Iperborea

Prezzo: 15,00 €

Anno di pubblicazione: Aprile 2019


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