«Salvatore Toma è un tipo decente, presentabile, un po’ volutamente folle ma in definitiva un buono», così si descrive il poeta magliese Salvatore Toma (1951-1987) nell’ironico Autoritratto che chiude la sua ultima opera Forse ci siamo (1983). «Figlio di bravi genitori fioristi, impreparati a dare vita a qualsiasi leggenda o mito familiare» (Maria Corti, 1999), Toma nasce a Maglie nel 1951, in una tranquilla città del Salento nota per aver dato i natali ad Aldo Moro. Frequenta il liceo classico Capece di Maglie, ma, «sfuggendo dalle lusinghe di una carriera borghese, si scalda e matura al mondo della poesia, creandosi una vita in ragione diretta della sua assenza dalla vita degli altri.» (Corti). La tormentata vicenda biografica di Salvatore Toma risente, da un lato, di una forte e instancabile passionalità selvaggia, mentre dall’altro di una testardaggine che di continuo nutre il suo smarrimento di fronte all’insensatezza del vivere. La vita del poeta magliese sarà precocemente interrotta il 17 marzo 1987. «Si disse che era morto per le conseguenze dell’alcol, ma il suo eccezionale Canzoniere della morte e la presenza in esso di una nera Laura, […] che lo guida all’aldilà, provano l’aristocrazia intellettuale di una scelta.» (Corti). Il poeta sarà ricoverato presso l’ospedale di Gagliano del Capo, e morirà a soli 35 anni.

Le raccolte pubblicate in vita dal poeta magliese sono risultate, fino ad oggi, difficilmente reperibili in commercio, e consultabili quasi esclusivamente in alcune biblioteche pubbliche salentine. Ormai più che ventennale è l’antologia Canzoniere della morte (Einaudi,1999), una raccolta abbastanza ponderata delle liriche di Toma, introdotta e curata da Maria Corti (1915-2002), filologa, scrittrice e critica letteraria. Il Canzoniere della morte, il cui titolo rimanda esplicitamente al Canzoniere petrarchesco, rese celebre a livello nazionale il poeta, che dopo la tragica morte venne dimenticato, come dice Corti, «da amici e ammiratori geograficamente lontani, fra i quali con una punta di rimorso pongo anche me stessa.» Se si esclude dunque il Canzoniere, le poche copie superstiti delle sei opere di Toma sono praticamente introvabili, tutte fuori produzione.

Dopo oltre vent’anni dalla pubblicazione del Canzoniere einaudiano, la casa editrice Musicaos Editore consegna ai lettori uno splendido volume che raccoglie integralmente le sei opere poetiche edite in vita da Toma: Poesie. «Prime rondini» (1970); Ad esempio una vacanza (a Babi) (1972); Poesie scelte (1977); Un anno in sospeso (maggio 1977-luglio 1978) (1979); Ancóra un anno (1981); Forse ci siamo (1983). Il volume fa parte della collana Fogli di via, diretta Simone Giorgino e Fabio Moliterni, studiosi del Centro di ricerca PENS– Poesia contemporanea E Nuove Scritture del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento. «Il richiamo “fortiniano” allude, da un lato, all’ostracismo esercitato dai grandi circuiti editoriali e letterari nei confronti di scrittori irregolari, eccentrici o dimenticati; […] e, dall’altro, vuole anche essere un invito a percorrere senza pregiudizi e con un adeguato bagaglio critico, sentieri poco frequentati della poesia e della narrativa contemporanee.» (Dalla descrizione della collana).

Il volume, con l’Introduzione dell’editore e curatore Luciano Pagano, raccoglie, oltre all’apparato testuale, anche una ricca sezione critica, con interventi di Benedetta Maria Ala, Lorenzo Antonazzo, Annalucia Cudazzo e Simone Giorgio, studiosi del centro di ricerca PENS. In particolare, come scrive Pagano nell’Introduzione, «le intenzioni dei direttori della collana […] sono state quelle di entrare nello studio di Salvatore Toma con gli strumenti della critica e restituire una visione d’insieme che rimanesse tale, senza dare ulteriore adito a una vulgata “immediata” o a considerazioni che esulassero da qualsivoglia documentazione comprovata.»

La «fortuna critica di Salvatore Toma», per citare il titolo dell’intervento di Simone Giorgio che suggella il volume, si deve in particolare ad alcuni critici (tra tutti Mario Marti, Oreste Macrì e Nicola De Donno) che con i loro studi hanno rivalutato la figura del poeta magliese, criticando l’interpretazione pregiudicante e riduttiva che di lui ne era stata fatta («poeta maledetto» e «poeta del dolore»). Più di recente, dopo il 2000 e l’uscita del Canzoniere, sono stati pubblicati alcuni interventi critici che hanno tentato di confutare l’idea di Toma come poeta della morte. Emblematico, a tal proposito, è l’intervento Toma poeta della vita di Francesco Aprile (in «Cultura Salentina», 6 agosto 2019), che, sulla scorta di Marti, propone l’immagine di un Toma irriverente, ironico e burlesco.

Per scrivere versi
o esserne capace
mi bastano
in mille modi mischiate
quelle quattro parole che conosco
e i venti libri che ho letto
e riletto cento volte
e le tante frasi inventate
ad opera di una mente
che raramente mi riconosco.
Non mi occorre
devastare biblioteche
dire che sono un poeta
che conosce la matematica
e la filosofia
per vivere poi come tanti
una vita non mia.

Salvatore Toma, da Un anno in sospeso (maggio 1977-luglio 1978) (1979).


SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: Poesie. (1970-1983)

Autore: Salvatore Toma. Edizione a cura di Luciano Pagano

Casa Editrice: Musicaos Editore

Prezzo: 25,00 €, collana Fogli di via

Anno di pubblicazione: Aprile 2020


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