A cura di Alessandro Ferraro (docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Genova) arriva in libreria il prezioso carteggio tra Luigi Surdich, storico della letteratura e tra i massimi esperti della letteratura italiana trecentesca, e Giorgio Caproni, poeta cardine del secondo Novecento italiano: «Il “nostro” discorso per iscritto», carteggio 1974-1989 (Il Canneto editore, pp. 304, €24,00). Un intenso, vivo e sentito scambio epistolare tra due grandi intellettuali del nostro Novecento: tra le pagine di queste lettere (oltre cinquanta) si rincorrono fasi di scrittura e chiavi di lettura, commenti, opinioni, auto-commenti, interrogativi e confidenze letterarie.  Il «discorso per iscritto», che dà il titolo alla raccolta epistolare, del grande poeta genovese con il primo critico che si è occupato sistematicamente della sua opera in versi, propiziando parallelamente la pubblicazione dei suoi racconti, anima appassionatamente queste pagine, che trovano per la prima volta luce nel panorama editoriale italiano. Caproni trovava in Surdich un interlocutore attento, schietto e acuto da privilegiare, un lettore scrupoloso. Il critico si confronta con Caproni in una stagione in cui il poeta dà alle stampe tre raccolte di poesia, Il muro della terraIl franco cacciatore e Il conte di Kevenhüller; una stagione in cui, gratificato da sillogi, traduzioni e premi s’afferma sulla scena europea e, senza sottrarsi, parla della propria opera in versi e in prosa, riprendendo alcuni motivi delle raccolte precedenti e ritornando nella Genova in cui è cresciuto e si è formato. La pubblicazione di questo carteggio aiuta dunque a “capire meglio” il Caproni, poeta, narratore, critico, traduttore e uomo di lettere, tutto ciò grazie a Surdich, ai suoi studi, ai suoi stimoli: «sei tra i pochissimi critici», gli riconosce il poeta, «che mi hanno insegnato a capirmi meglio».

Carteggio Caproni-Surdich, Il Canneto editore.

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