Poesia e Critica hanno intrattenuto un rapporto di «lunga fedeltà» e d’influenza reciproca durante tutto il Novecento. Poeti ma anche critici, critici ma anche poeti: insomma «l’idea di fondo è che la poesia sia stata, per alcuni dei maggiori autori italiani del secondo Novecento, tanto il genere dell’espressione lirica, quanto […] la sede di elaborazione di un pensiero critico», scrive Niccolò Scaffai (professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli Studi di Siena) nell’Introduzione al volume Poesia e critica nel Novecento. Da Montale a Rosselli (Carocci Editore, pp. 240, €24,00, collana Frecce). «I poeti presi in considerazione (Vittorio Sereni, Giovanni Raboni, Giorgio Orelli, Franco Fortini, Amelia Rosselli e altri) non si sono limitati», aggiunge Scaffai, «a comporre un’opera in versi e, oltre a quella, un’opera critica e saggistica più o meno ampia, costante, influente […]. I loro libri poetici sono anche forme critiche; senza questa intrinseca unione, la poesia stessa, il suo stile, il rapporto tra i suoi oggetti e l’espressione non avrebbero avuto ragione d’essere». L’incontro fra Poesia e Critica, fra versi e ragionamenti: legami ed unioni, che hanno saldato due ambiti così apparentemente distanti. Accanto ai grandi poeti del Novecento vengono allora affiancate le figure di critici d’eccezione, diremmo quasi d’elezione, spesso legate a questi da profondi legami di stima e d’amicizia: Dante Isella, Pier Vincenzo Mengaldo e Luigi Blasucci. La “funzione” di Eugenio Montale è al cento della Parte prima del volume: «le diverse forme di “montalismo” di Sereni, Raboni e Rosselli convergono su alcuni punti. Innanzitutto, il ruolo del capofila novecentesco si esercita tanto rispetto al codice […] quanto rispetto ai referenti […]. Più di altri, Montale non ha contato solo di per sé, cioè nella sua individualità di autore, ma anche come chiave di volta di una tradizione. In molti casi, la ripresa di elementi montaliani da parte dei poeti delle generazioni successive è un’indiretta dichiarazione di appartenenza, non solo poetica e linguistica ma perfino identitaria […]. Le tracce montaliane, allora, non suggeriscono tanto, non suggeriscono affatto, una derivazione quanto il riconoscimento di uno sfondo, rispetto al quale ogni poeta conosce un proprio diverso svolgimento». Raboni docet: «non possiamo non dirci montaliani». Infine, la Parte seconda, Oggetti e tradizioni, pone al centro «l’idea attiva di tradizione, non ricevuta ma assunta e discussa quale principio storico e criterio formale, attraverso il confronto tra critici e poeti».

Vittorio Sereni.

Ridurre la complessità della Democrazia al diritto di voto o alla libera stampa è svilente, svalutante ma soprattutto nocivo: le istituzioni democratiche nascono, prosperano e s’affermano certamente sulla base di valori comuni e condivisi (libertà di stampa, libere elezioni, rispetto dei diritti fondamentali dell’essere umano ecc), ma si nutrono anche della eterogeneità e proteiforme esperienza dell’essere, del suo muoversi nel mondo e del suo stringere legami sociali e umani. I sistemi democratici sono stratificati e plurali, in loro si agitano attori e istituzioni, si elaborano idee e concetti, in un continuo raffronto tra le parti. «Il rapporto pubblicato nel 2023 dall’Istituto Varieties of Democracies dell’Università di Göteborg – il centro di ricerca più importante al mondo per lo studio empirico della democrazia – nota come nel 2022 solo il 13% della popolazione mondiale vivesse in un contesto pienamente democratico, mentre il restante 72% in contesti non democratici. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la democrazia rimane un elemento definitorio di numerosi sistemi politici e un obiettivo di molti partiti e movimenti sociali […] anche in regimi non democratici. La democrazia è, pertanto, un tema di fondamentale importanza per comprendere la politica contemporanea ed è di particolare interesse per le studiose e gli studiosi di scienza politica», dalla Premessa di Marco Almagisti e Paolo Graziano al volume La democrazia. Concetti, attori, istituzioni (Carocci Editore, pp. 440, €39,00, collana Studi Superiori). Le tre parti in cui è suddiviso il volume offrono, in particolare, «un’introduzione ai vari significati che il concetto di democrazia ha assunto nella storia e ne identifica i presupposti ideologici e normativi» (Parte prima); la Parte seconda «identifica i soggetti non istituzionali più significativi (partiti, gruppi, movimenti), sottolineando la centralità delle linee di frattura, delle (sub)culture politiche e della comunicazione». La Parte terza, infine, «presenta le istituzioni democratiche e il loro funzionamento, concentrandosi in particolare sulla natura processuale della democrazia e della sua non irreversibilità».

Mappa del Democracy Index (2022). Qui in dettaglio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.