Il ritratto vivido di una Chiara che prima è donna, poi santa dal corpo tormentato ma felice: una creatura che ha saputo dare vita ad un linguaggio rivoluzionario e superare le regole del suo tempo per seguirne una, la sua.

Corriere della sera

 

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Dacia Maraini, “Chiara di Assisi, Elogio della disobbedienza”, Rizzoli, 2013.

 

Oggi, undici agosto, si celebra la solennità di Santa Chiara d’Assisi. Ho voluto dedicare questo mio articolo proprio a Santa Chiara, dal momento che nei giorni precedenti mi sono dedicato alla lettura di un libro meraviglioso e illuminante: Chiara di Assisi, Elogio della disobbedienza, scritto dalla bravissima Dacia Maraini. Un’opera di uno straordinario carattere narrativo, saggistico e storico, che illustra con precisa minuzia la vita di Santa Chiara con un’attenta analisi del profilo storico-culturale nel quale visse, quello del basso Medioevo.

Dacia Maraini, come dice il titolo stesso, elogia la disobbedienza della santa, la quale, abbandonando la ricca famiglia, gli agi dai quali era circondata e per di più un imminente matrimonio, ha abbracciato la chiamata che le ardeva nel petto, seguendo lo scandaloso trentenne dalle orecchie a sventola che aveva conquistato il suo cuore, Francesco d’Assisi. Chiara si abbandonerà alla più totale povertà, sperimentando la vera sofferenza, per abbracciare, nella solitudine più carceraria, la libertà di non possedere.

Il libro si apre con una fitta corrispondenza telematica tra Dacia Maraini e Chiara Mandalà, una giovane ragazza siciliana diciannovenne in preda ad ansie esistenziali e affetta da gravi problemi, legati al cibo, che le martirizzano il suo docile corpo. La scrittrice rimane alquanto titubante e dubbiosa sulle richieste che le fa Chiara; infatti la giovane donna prega Dacia di scrivere un libro su Chiara di Assisi, affinché lei riesca a comprendere al meglio il significato del grosso nome che porta sulle spalle, con lo scopo di ottenere una catarsi liberatoria dalle difficoltà che la deteriorano. Dopo numerose lettere scambiatasi a vicenda, Chiara Mandalà sembra dissolversi, Dacia non riceve più sue notizie da settimane.

Fatto sta che Chiara è riuscita nel suo intento, poiché Dacia, mossa dalla curiosità e dalla stranezza che quella giovane donna le aveva trasmesso, comincia a scrivere, in una narrazione sotto forma di lungo diario, la storia di Chiara d’Assisi. Con uno stile elegante, sobrio, una prosa magica e attenta, Dacia Maraini riesce perfettamente a raccontare la storia di una delle più grandi figure che la storia abbia mai avuto, con una docilità sorprendente e una capacità di raccontare la tormentata esistenza di Chiara in modo accattivante e liberatorio.

In questo lungo diario, che si protrae dal 13 febbraio al 26 agosto, Dacia Maraini fornisce un’attenta descrizione della vita monastica della religiosa, per poi illustrare, con riferimenti a numerosi saggi e scritti autorevoli, il contesto storico attuale, quello del Medioevo. La storia di Chiara è una storia complessa e ricca di eventi ed è ripercorsa dalla scrittrice in modo lineare e consequenziale; Chiara è una giovane donna, appena diciottenne, figlia di una ricca famiglia del paese e una bellissima promessa sposa; nel suo cuore arde il suo immenso amore per Cristo, scatenato nel momento in cui, appena dodicenne, vide “il matto” di Assisi spogliarsi davanti al vescovo e alla città e rinunciare a tutto solo per donarsi al Padre. Chiara decide dunque di concedersi completamente a Dio e seguendo l’insegnamento di Francesco pratica la povertà assoluta del corpo. Chiara amava Francesco come un fratello e come un padre.

La vita della giovane donna comincia a scorrere da quel momento in poi in assoluta povertà, in obbedienza alle regole dettate da Francesco e da Dio. Dacia Maraini ci immerge con numerosi riferimenti storici nella vita di Chiara, facendo percepire a chiunque legga il suo libro uno smodato amore (quasi fanatico) per la povertà, per il martirio (inteso come la più alta manifestazione per l’amore verso Cristo.), per la sofferenza. La scrittrice tratteggia con abile minuzia tante storie: ci conduce in epoca romana mostrandoci il martirio di numerosi santi e sante, torturati e trucidati solo perché aderenti al cristianesimo; ci parla delle eresie medioevali (catari, valdesi), nate in seno ai primi anni dell’anno Mille; ci parla della stretta misoginia di numerosi padri della Chiesa, da Sant’Ambrogio a Sant’Agostino, da San Giovanni Crisostomo a San Leone Magno. Ciò che rende tutta la narrazione molto affascinante sono le descrizioni della vita quotidiana della santa, dai numerosi miracoli che compiva in vita, dai gesti che la rendevano una delle badesse più umili della storia (per rimproverare una consorella che aveva peccato le si gettava ai piedi e piangendo le chiedeva di perdonarsi al Signore), dalle faccende quotidiane, dalla preghiera, dal martirio personale (si torturava utilizzando il silicio), dai sogni e dalle speranze, sino alla fondazione di una nuova regola, la Forma Vitae, approvata dal pontefice Innocenzo IV due giorni prima della sua morte.

Suor Filippa Mareri (1190/1200 – 1236) racconta così la morte di Chiara, nelle testimonianze per la sua canonizzazione, avvenuta nel 1255: “Il dì sequente passò de questa vita al Signore la predicta madonna Chiara veramente chiara, sensa macula, sensa oscurità de peccato, alla clarità de la eterna luce.”

 

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