Due poesie

È l’ora in cui si baciano i marmocchi
assonnati sui caldi ginocchi.
Ma io, per lunghe strade, coi miei occhi
inutilmente. Io, mostro da niente.

(Una strana gioia di vivere, 1956, XXVIII)

Come è bella la luna di dicembre
che guarda calma tramontare l’anno.
Mentre i treni si affannano si affannano
a quei fuochi stranissimi ella sorride.

(Una strana gioia di vivere, 1956, XXVII)

 

Nato a Perugia nel 1906, Sandro Penna si trasferisce a Roma nel 1929 e vi rimane (salvo brevi soggiorni a Milano e Firenze), fino alla morte, nel 1977.

Diplomato ragioniere, non intraprende mai un lavoro stabile e conduce un’esistenza disordinata e apparentemente anonima, in condizioni di quasi povertà, vivendo per lo più in stanze d’affitto. Alla fine del 1929 spedisce a Saba alcuni suoi versi: immediatamente, grazie al poeta triestino (ma anche a Montale, che si mostra molto interessato al suo lavoro), stampa le prime poesie in riviste e poi, nel 1939, pubblica il volume Poesie, a cui seguono Appunti (1950), Una strana gioia di vivere (1956), e la raccolta completa delle Poesie uscita nel 1957. Poco prima della morte (1977) prepara l’ultimo libro, Stranezze (1976).


Il mare è tutto azzurro

Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.

(da Poesie, Garzanti, Milano, 1957)

La lirica, contenuta nella raccolta Poesie e pubblicata nel 1957, è una brevissima e impressionistica rappresentazione del paesaggio marino, colto improvvisamente nel suo momento di quiete staticità. Il mare, da sempre simbolo di dinamicità e cambiamento, è fisso e immutabile nel suo colore intenso; dalla sua contemplazione il poeta passa ad una sorta di abbandono.

La vita è … ricordarsi di un risveglio

La vita … è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.

Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.

(da Poesie, Garzanti, Milano, 1957)

Le due strofe da cui è composta la poesia mettono in contrapposizione due momenti: la tristezza e la passione liberatrice. Nella prima sequenza, infatti, la lirica crea una sorta di sospensione attraverso la dimensione della memoria, che arreca tristezza riproducendo le sensazioni di una speranza indeterminata (la luce incerta) e di un dolore sia fisico (nel corpo rotto) che psicologico (malinconiaaspra). La seconda sequenza si apre con un’inversione improvvisa e con un forte Ma avversativo (Ma ricordarsi); il ricordo di un amore vissuto in modo liberatorio, senza freni e inibizioni, porta la dolcezza e nello stesso tempo la vitalità, rappresentata dal mare tutto fresco di colore. Il poeta fonde immagini di natura e dei luoghi con le sue sensazioni con una tecnica quasi impressionistica.

Già mi parla l’autunno

Il paesaggio autunnale è rievocato in uno scenario paesaggistico tutto intimo.

Già mi parla l’autunno. Al davanzale
buio, tacendo, ascolto i miei pensieri
piegarsi sotto il vento occidentale
che scroscia sulle foglie dei miei neri
alberi solo vivi nella notte.
Poi mi chiudo nel letto. E mi saluta
il canto di un ragazzo che la notte,
immite, alleva: la vita non muta.

(da Poesie, Garzanti, Milano, 1957)

 

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