Nel XVI secolo, a seguito della Riforma Protestante di Martin Lutero, della Controriforma e della Riforma cattolica, la censura e la repressione degli eretici assunse proporzioni gigantesche. Non solo nei paesi cattolici, ma anche nei paesi protestanti l’ortodossia fu difesa con estrema intransigenza, attraverso la costruzione di uno spietato apparato repressivo. In particolare, in ambiente cattolico, dopo l’esperienza del Concilio di Trento (1545-1563), vennero istituiti una serie di organi volti a garantire e salvaguardare l’ortodossia della fede. Si ricordino, in particolare, l’Indice dei libri proibiti e il Tribunale dell’Inquisizione. Cattolici e riformati, dunque, altrettanto determinati nel perseguire e reprimere i movimenti eretici, rivolsero la loro attenzione ad un fenomeno che andava sempre più diffondendosi: la stregoneria. La natura di questo fenomeno, ancora oggi oggetto di discussione tra gli studiosi, è da ricercarsi nei culti popolari tradizionali, in genere di carattere agrario, che apparivano in netto contrasto con lo stile austero della religiosità ufficiale, affermatasi con il protestantesimo e con il cattolicesimo zelante della Controriforma. Ne fecero in particolare le spese numerosissime donne, accusate, in quanto streghe, di accoppiarsi sessualmente con il demonio durante dei riti collettivi (i sabba), di adorarlo, e di compiere all’inverso tutti gli atti della liturgia ufficiale.

Rogo di streghe del 1587. Jacob Truchsess (collezione Wickiana)

La bibliografia su questo argomento è naturalmente molto ampia. In particolare, qui ci si soffermerà su un testo specifico, pubblicato nel 2004 e ancora ricchissimo di spunti di riflessione. Il volume in questione è Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria, di Silvia Federici (Mimesis Edizioni, pp. 346, €28,00). Silvia Federici (1942) è una filosofa, accademica e saggista italiana, naturalizzata statunitense. Negli anni Settanta del secolo scorso è stata fra le protagoniste del movimento internazionale per il Salario al Lavoro Domestico. Dal 1987 al 2005 ha insegnato Politica Internazionale, Women’s studies e Filosofia politica alla Hofstra University di Hempstead (New York). La sua è una formazione di carattere marxista ed operaista. In Calibano e la strega Federici ripercorre tre secoli di storia (dalle lotte contadine del Medioevo fino alla caccia alle streghe nei secoli XVI e XVII) da un punto di vista femminista, e offre, attraverso una ricostruzione storica meticolosa e attenta, una analisi dei fattori che portarono all’avvento dell’economia capitalista. Al centro del saggio, come da titolo, ci sono le donne, il loro corpo, le politiche attuate su di esso, e l’accumulazione originaria. Questa espressione, secondo Silvia Federici, indica una caratteristica fondante del capitalismo: esso per sopravvivere richiede necessariamente una costante infusione di capitale espropriato. Questa interpretazione diverge, invece, da quella di Marx. Infatti, secondo il filosofo tedesco l’accumulazione originaria  è intesa come «una fase logicamente antecedente all’inizio del processo di riproduzione del capitale»; infatti «nella fase della accumulazione primitiva non esiste ancora il capitale destinato poi a riprodurre se stesso e ad accrescersi con l’aggiunta del plusvalore estorto alla forza-lavoro da esso soggiogata.» (Rosario Romeo). Nel titolo del saggio c’è anche, però, un altro elemento fondamentale: Calibano. Di creazione shakespeariana (è uno dei personaggi principali della Tempesta), Calibano incarna il prototipo del mostro: un essere incolto, che non conosce il linguaggio, rozzo, senza religione, senza valori di riferimento. «Calibano non rappresenta solo il ribelle anticoloniale […] ma è simbolo del proletariato mondiale e, più specificamente, del corpo proletario come terreno e strumento di resistenza alla logica del capitalismo.» La strega (che nella tragedia shakespeariana è marginalizzata) è qui, invece, «posta al centro del palcoscenico in quanto incarnazione di un mondo di soggetti femminili che il capitalismo ha dovuto distruggere: l’eretica, la guaritrice, la moglie disobbediente, la donna che osava vivere da sola e la sacerdotessa woodoo che avvelenava il cibo del padrone e spronava gli schiavi alla rivolta.» (entrambi i passi citati dall’Introduzione). Il saggio si articola in cinque densissimi capitoli, dalla servitù della gleba come rapporto di classe alla politicizzazione della sessualità, dall’accumulazione capitalistica e del lavoro in Europa alla svalutazione del lavoro delle donne, dalla grande caccia alle streghe in Europa a quella nel Nuovo Mondo, ecc. Infine, la componente sessuofobica della credenza nella stregoneria spiega in parte perché la stragrande maggioranza degli accusati fosse costituita da donne. Era soprattutto alle donne che si chiedeva di essere caste e di preservare la propria purezza. Sul piano sociale, inoltre, le donne vecchie e sole, esposte alla miseria e alla marginalizzazione, erano più facilmente identificabili con lo stereotipo della strega. La caccia alle streghe si aggravò drammaticamente, come già ricordato, con la Riforma Protestante e la rottura dell’unità religiosa, e perciò fu l’Europa centrale (in particolare la Germania) a essere interessata dal fenomeno. Si stima che tra Cinque e Seicento in Europa si siano celebrati oltre ventimila processi per stregoneria.

Targa commemorativa dell’ultima esecuzione per stregoneria in Inghilterra

SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria

Autrice: Silvia Federici

Casa Editrice: Mimesis

Prezzo: €28,00, collana Passato Prossimo

Anno di pubblicazione: 2004 (Nuova edizione aggiornata Giugno 2020)


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