Docente di Storia Romana e di Storia del Cristianesimo antico presso le Università Federico II e l’Orientale di Napoli, e già autore per Carocci dell’ottimo volume Pagani e cristiani. La storia di un conflitto (secoli I-IV) (2016), Giancarlo Rinaldi ha di recente pubblicato, per la stessa casa editrice, il volume Archeologia del Nuovo Testamento. Un’introduzione (2020, pp. 314, €29,00, collana Studi Superiori), che intende approfondire la storia dei ventisette testi neotestamentari alla luce dei realia, ovvero «documenti materiali che giovano a contestualizzare personaggi, episodi, aspetti linguistici e culturali del mondo del Nuovo Testamento» (monete, iscrizioni epigrafiche, manoscritti, papiri) prodotti nel I secolo d.C., in concomitanza con la stesura dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e delle lettere paoline. Il volume, corredato da una ricca appendice bibliografica e con anche diverse immagini in bianco e nero, non manca di offrire, nella prima parte, un completo inquadramento storico, che principia dal rapporto tra il potere romano e l’etnia giudaica fino al principato dell’imperatore despota Domiziano (81-96 d.C.), in generale il periodo durante il quale ebbero luogo la conclusione della guerra giudaica (66-70 d.C.), la composizione dell’Apocalisse di Giovanni e di altri scritti del Nuovo Testamento, che proprio in quegli anni s’iniziarono a raccogliere in maniera unitaria. La parte seconda, dedicata alla letteratura neotestamentaria tra storia e archeologia, intende invece, più nello specifico, approfondire il rapporto tra i Vangeli e i luoghi in cui essi furono prodotti, la fondamentale influenza delle comunità cristiane nella stesura delle lettere paoline e pseudo-paoline, la complessa vicenda scritturale dell’Apocalisse giovannea. E soprattutto l’utilizzo dei realia, che interessa la terza e ultima parte del volume, consente meglio di comprendere, alla luce di eventi o fonti documentarie dell’epoca, la vivace vita delle province romane nel Mediterraneo del I secolo d.C., e, attraverso lo stesso utilizzo di queste testimonianze archeologiche, arrivare ad una più ampia comprensione della vicenda cristiana delle origini. I realia qui utilizzati sono di differenti tipologie: epigrafi, manoscritti e papiri, monete; eccone alcuni esempi: iscrizioni giudaiche in ebraico, greco e latino; iscrizioni “pagane” utili per studio dei testi neotestamentari; i papiri nel Nuovo Testamento; la biblioteca gnostica di Nag Hammadi; le monete procuratorie; le monete di Erode Agrippa I e Erode Agrippa II; le monete della prima rivolta giudaica; alcune monete di Adriano e l’ellenizzazione della città di Gerusalemme. In conclusione, con l’espressione “Archeologia del Nuovo Testamento” s’intende «lo studio delle antichità relative alla storia narrata da questa parte della Bibbia e ai manoscritti che tale narrazione ci consegnano. […] Insomma, si tratta di studiare la storia e l’archeologia pertinenti ai ventisette libri che compongono il Nuovo Testamento».

Il Papiro 46, uno dei più antichi manoscritti esistenti del Nuovo Testamento.

Giunto alla sua terza edizione, ampliato rispetto alle precedenti e con significativi elementi di novità, il volume curato da Raffaella Gherardi, docente di Storia delle dottrine politiche all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, La politica e gli Stati. Problemi e figure del pensiero occidentale (Carocci, 2022, pp. 552, €39,00, collana Studi Superiori) intende offrire ai lettori e alle lettrici un profilo dell’analisi teorica generale degli aspetti costitutivi della politica, dalla questione della libertà e dell’uguaglianza nel pensiero politico moderno al pensiero politico delle donne, dai problemi del liberalismo contemporaneo fino al rapporto controverso tra populismo, populismi e stato democratico. La seconda, ricca, parte del volume raccoglie invece oltre trenta schede monografiche dedicate a grandi pensatori e a grandi pensatrici del pensiero politico moderno; si va, così, da Niccolò Machiavelli a Karl Marx; da Adam Smith ad Antonio Gramsci; da Simone Weil a Hannah Arendt; da Immanuel Kant a Martha Beatrice Potter Webb. In questa nuova edizione, alla luce dei nuovi e profondi cambiamenti intercorsi nell’ultimo decennio, si è voluta dare maggiore attenzione anche alle illustri pensatrici «che hanno attraversato la scena del moderno Occidente e che hanno dato un importante contributo nel mostrare le aporie e le contraddizioni degli stessi concetti di libertà e uguaglianza, di volta in volta rinchiusi nei recinti entro i quali la politica tende a confinarli». Per queste ragioni il capitolo sesto del volume, Il pensiero politico delle donne, scritto da Raffaella Baritono, riflette sul ruolo che le donne ebbero in età moderna, in particolare dopo la Rivoluzione americana del 1776 e la Rivoluzione francese del 1789, nel rivendicare il diritto di voto e una attiva partecipazione politica alla vita della comunità. Infine, il nodo dei rapporti fra gli Stati, della pace e della guerra rappresenta un’importante linea guida del volume.

Martha Beatrice Potter Webb.

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