1). Michela Compagnoni, I mostri di Shakespeare. Figure del deforme e dell’informe, pp. 172, €19,00, collana Lingue e Letterature Carocci.

Nella cultura rinascimentale inglese si assiste a un processo di graduale secolarizzazione che libera il mostruoso dal dominio della religione e della superstizione. Da moniti divini i “mostri” si trasformano in oggetto di curiosità e, grazie alle esplorazioni geografiche, dai confini del mondo approdano nel cuore delle città europee, fino a diventare materia viva di quell’approccio medicalizzante che si affermerà nel Settecento. È questo il ricco campionario di cui la parola shakespeariana si nutre e a cui dà voce attraverso rielaborazioni metaforiche. I mostri di Shakespeare non sono dunque creature fantastiche bensì individui che sconvolgono, eventi che turbano o paradigmi che si rovesciano. Il volume di Michela Compagnoni, assegnista di ricerca in Letteratura inglese all’Università degli Studi di Genova, indaga quelli presenti in Richard III, The Tempest, Macbeth, Othello e King Lear, cinque drammi che catalizzano le derive tragiche dei cambiamenti epistemologici del loro tempo per farne teatro della mostruosità. La mappatura dei discorsi aperti da queste opere intorno al concetto di mostro, ad oggi unica nella sua ampiezza, si muove lungo tre binari tematici: corpo, sguardo e linguaggio. A guidare l’analisi, l’inedita categoria del mostruoso deforme/informe, che fa emergere con particolare efficacia la capillarità e la complessità del mostruoso shakespeariano, ponendo l’enfasi sul suo dinamismo generativo, inteso come continua proliferazione di forme nuove ma mai fisse che – mutando – incrinano, sovvertono, rinnovano.


2). Elena Santagata, «Col rovescio del binocolo». Montale e il sublime del comico, pp. 160, €17,00, collana Lingue e Letterature Carocci.

Il volume di Elena Santagata, cultrice della materia nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha conseguito il dottorato in Italianistica, è un percorso di lettura attraverso la quarta raccolta di poesie di Eugenio MontaleSatura, che costituisce un vero e proprio ponte fra le prime tre (Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro) e le ultime tre (Diario del ’71 e del ’72, Quaderno di quattro anni, Altri versi): in questo quarto libro sembrano infatti coesistere elementi sublimi, caratteristici della prima produzione, ed elementi comici, più frequenti nell’opera del Montale senile. Possiamo dunque parlare di una forma di “sublime del comico”, un vero e proprio shock tra aulico e prosaico che dà luogo a una raccolta ricca di contraddizioni e di novità: una svolta nella lirica montaliana, interpretabile da diverse prospettive e soggetta a molteplici letture.


3). Paola Italia (a cura di), Gaddabolario. Duecentodiciannove parole dell’Ingegnere, pp. 176, €17,00, collana Sfere.

Se avete in mano questo libro vuol dire che siete tra coloro che Gadda lo hanno solo sentito nominare (“l’Ingegnere della letteratura”, “il Joyce italiano”), ma finora non lo hanno mai letto (“Gadda è troppo difficile”, “Gadda bisogna tradurlo”). Oppure fate parte, come gli autori di questa impresa, della categoria degli “adepti”, ovvero di coloro che in un certo momento della vita hanno incontrato un libro di Gadda e, dopo lo smarrimento iniziale, hanno deciso che non lo avrebbero posato finché non ne avessero capito almeno una pagina. Perché leggere Gadda è un’avventura: un esercizio di conoscenza, un viaggio nella lingua italiana, un corso pratico di ironia. A volte si ride irrefrenabilmente, fino alle lacrime, altre volte è un riso amaro, sarcastico. Questo Gaddabolario, scritto dagli “adepti” per chi non lo è ancora, raccoglie e spiega duecentodiciannove parole gaddiane – un numero da cabala “ingravallesca”: via Merulana 219 è il centro in cui convergono tutti i delitti del Pasticciaccio – da abracadabrante a Zoluzzo. Uno strumento indispensabile per addentrarsi, di parola in parola, nei labirinti dell’Ingegnere e perdersi nel piacere della sua incomparabile prosa.


4). Simone Beta, I Greci, i Romani e… le stelle, Carocci, pp. 216, €16,00, collana Sfere Extra.

Che cosa pensavano i Greci e i Romani quando, di notte, alzavano gli occhi per guardare il cielo? Quali figure vedevano, o credevano di vedere, nei cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) e nelle innumerevoli stelle che brillavano nel firmamento formando le più curiose costellazioni? E che cos’erano davvero, per loro, i due corpi celesti più importanti per il genere umano, il Sole e la Luna? Il volume di Simone Beta, professore ordinario di Lingua e letteratura greca all’Università degli Studi di Siena, illustra e spiega – attraverso un’ampia scelta di passi tratti dalla letteratura greca e latina, dai poemi omerici alla fine dell’età classica – quale ruolo ricoprivano gli astri nella vita quotidiana degli antichi; come li avevano interpretati e studiati i filosofi e gli scienziati (compresi coloro che si occupavano di una disciplina molto particolare: l’astrologia); che importanza avevano nell’arte e nella religione. Il volume fa parte della serie I Greci, i Romani e… diretta da Simone Beta e Tommaso Braccini.


5). Vittorio H. Beonio-Brocchieri, Immagini del tempo e della storia nella modernità. Uno sguardo critico, pp. 120, €14,00, collana Biblioteca di testi e studi.

Fino a tempi recenti in Occidente è prevalsa una concezione della storia e del tempo storico come una progressione unitaria e orientata al futuro. È quello che Reinhart Koselleck ha definito «concetto moderno di storia» e François Hartog «regime di storicità moderno». Un’idea che aveva preso forma verso la fine del XVIII secolo e che deve le sue origini all’affermazione dell’egemonia europea sul resto del mondo e all’avvio di quella trasformazione radicale del rapporto fra uomo e natura che chiamiamo Rivoluzione industriale. In questi ultimi decenni, la crisi dell’egemonia occidentale e i limiti evidenti di un modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili hanno contribuito a rimettere in discussione questa visione unitaria, progressiva e lineare della storia. Allo slancio verso il futuro sembra essere subentrato un surplace nel presente. Come mette in evidenza il volume di Vittorio H. Beonio-Brocchieri, docente di Storia moderna e Storia sociale nell’Università della Calabria (UniCal) e di Storia internazionale del mondo moderno nell’Università Statale di Milano, però, fin dalle sue origini quella visione, apparentemente egemone per quasi due secoli, appariva in realtà fragile e incerta. Già nei primi decenni dell’Ottocento, autori come Chateaubriand e Tocqueville avevano messo in evidenza come democrazia e individualismo dissolvano i legami fra le diverse dimensioni temporali – passato, presente e futuro – e sfocino inevitabilmente in una “tirannia del presente”.


1). Guido Barbujani, Come eravamo. Storie dalla grande storia dell’uomo, pp. 208, €20,00, collana I Robinson. Letture.

Uno dei più importanti genetisti italiani ci racconta la storia di come eravamo e com’era la vita quotidiana milioni di anni fa, a partire dai volti dei nostri antenati restituiti in quindici magnifiche sculture iperrealistiche. Dal primo avventurarsi su due gambe nelle pianure africane alla produzione di pitture rupestri, piramidi, bastimenti, parlamenti e molto altro: tanto si è scritto sul cammino evolutivo dell’umanità grazie al lavoro di paleontologi, archeologi e genetisti. Ma oggi siamo riusciti a compiere un altro passo: con la capacità che abbiamo acquisito di leggere a fondo il DNA di tante persone, passate e presenti, e di interpretarne le differenze, quei resti non solo ci danno un’idea delle migrazioni, degli scambi, dei processi di adattamento all’ambiente che hanno fatto di noi quello che siamo, ma ci hanno anche permesso la ricostruzione delle sembianze dei nostri antenati. Il lavoro scrupoloso di un gruppo di artisti ci fa finalmente guardare in faccia Homo erectus, che per primo ha imparato a maneggiare il fuoco, e i piccoli ominidi dell’isola di Flores in Indonesia, che qualcuno ha ribattezzato hobbit; i vecchi europei, gli uomini di Neandertal e quelli nuovi come Ötzi, l’uomo dei ghiacci del Museo di Bolzano, e tanti altri. Guardandoli negli occhi possiamo capire meglio quanto abbiamo in comune, quanto ci siano vicini, quanto è vero che, nonostante la grande distanza temporale, noi in qualche modo siamo loro.


2). Federico Canaccini, Il Medioevo in 21 battaglie, pp. 528, €28,00, collana I Robinson. Letture.

Cavalieri, fanti, arcieri e poi armi, strategie, tecniche. Questi sono gli elementi che fanno una battaglia. Ma se osserviamo con attenzione il ‘volto della guerra’ ci riconosciamo molto altro: emozioni, cultura, contesti, personalità e caratteristiche individuali. Un nuovo racconto del Medioevo in 21 momenti fatali che hanno deciso la Storia. Quando pensiamo al Medioevo, automaticamente ci vengono in mente immagini di spade, castelli e armature. Quasi ogni cosa che ricordiamo di questo periodo storico ha a che fare con battaglie, duelli o assedi. Mai come nei mille anni dell’Età di Mezzo, la guerra ha occupato uno spazio così centrale nella vita degli uomini. In queste pagine troveremo tutte le battaglie più famose, da Hastings ad Azincourt, da Poitiers a Bouvines, ma più volte ci stupiremo inoltrandoci in luoghi lontani, sconosciuti e affascinanti: dalle umide pianure indiane alle gole del Tagikistan, dalle acque del Giappone fino alle inesplorate valli dell’Impero azteco, dai ghiacci del Baltico fino al profondo deserto d’Arabia. Ciascuno di questi 21 ‘fatti d’arme’ diventa un prisma attraverso il quale conosciamo gli avanzamenti dell’῾arte della guerra’, ma anche uomini, culture, contesti. Un libro che piacerà a tutti gli appassionati di storia militare e che ha l’ambizione di proporre uno sguardo nuovo, capace di coinvolgere tutti coloro che amano la storia.


3). Roberto Bizzocchi, Romanzo popolare. Come i Promessi sposi hanno fatto l’Italia, pp. 200, €20,00, collana I Robinson. Letture.

Per obbligo e per piacere, quasi tutti abbiamo letto i Promessi sposi. Un romanzo che ha davvero fatto l’Italia, almeno nei suoi aspetti migliori, grazie a un messaggio politico e pedagogico che è tempo di riscoprire. Forse perché lo leggiamo troppo presto o forse perché siamo costretti a farlo a scuola, sta di fatto che, in generale, abbiamo una opinione abbastanza grigia e sfocata dei Promessi sposi. Spesso ci rimanda un’immagine di compunzione religiosa e di moderatismo accomodante simile a certe vecchie fotografie che troviamo nelle case dei nostri nonni e che faticano a parlarci ancora. Ecco, vi invitiamo a (ri)leggere i Promessi sposi in modo un po’ diverso dal solito, cioè in compagnia non di un letterato, ma di uno studioso di storia d’Italia. Scopriremo così che Promessi sposi hanno un carattere fortemente politico e ci dicono moltissimo sulla nostra storia, non solo quella del Seicento, sul nostro carattere nazionale, sull’impronta che il cattolicesimo ha lasciato, nel bene e nel male, nella nostra coscienza morale. Torneranno alla luce l’importanza e il valore del messaggio ideologico al cuore di questo romanzo: una morale privata basata su libertà di scelta e responsabilità individuale, per uomini e donne; un illuminato senso della misura nella valutazione delle cose del mondo, ma con una consapevolezza acuta della giustizia e dell’ingiustizia dei contesti sociali e delle azioni dei singoli.


4). Emilio Gentile, Storia del fascismo, pp. 1376, €38,00, collana I Robinson. Letture.

Un movimento antipartito che divenne partito milizia, che divenne regime totalitario in una monarchia, che divenne Stato imperiale e razzista, che divenne alleato di guerra e sconfitto in guerra, che risorse come repubblica subalterna e alla fine fu distrutto, diventando storia del passato: questo, e molto altro, fu il fascismo, la cui storia viene raccontata in questo libro dal più originale dei suoi storici. Nel 1944 un anonimo antifascista pubblicò un opuscolo il cui primo capitolo si intitolava Il fascismo non è mai esistito. Cinquant’anni dopo un illustre intellettuale antifascista dichiarò: «Il fascismo è eterno». La storia del fascismo è stata spesso raccontata per sostenere o confutare una teoria. Questa Storia del fascismo non presuppone né propone una teoria. Racconta i fatti accaduti, come è stato possibile conoscerli attraverso i documenti. Essendo storia e non cronaca, l’autore ha dato risalto a persone, momenti, condizioni, eventi che maggiormente contribuirono a trasformare il minuscolo movimento del 1919 in un regime totalitario nel 1926, con tutto quello che ne è seguito nei successivi diciannove anni. Dall’inizio alla fine, il fascismo ebbe un solo capo, ma questo libro mostra che non fu Mussolini a generare il fascismo, ma fu il fascismo a generare il duce. Nel corso della sua parabola, il fascismo visse varie metamorfosi, ma la Storia del fascismo mostra che i suoi caratteri essenziali e indelebili ebbero origine non dal minuscolo fascismo mussoliniano del 1919 ma dal fascismo che nel 1920 iniziò la guerra civile squadrista e la proseguì, diventando un partito di massa, fino alla conquista del potere, per istituzionalizzarla nel regime totalitario e riprenderla nell’ultimo momento dell’agonia. Nel raccontare la storia del fascismo, Emilio Gentile non ha seguito il copione del postero, che sa già come è andata a finire. Il caso, l’imprevisto, la scelta, l’iniziativa, fanno parte di questa nuova Storia del fascismo, come fecero parte del fascismo durante la sua storia. Che era storia nuova, senza copione, anche per i suoi protagonisti.


5). Ian Kershaw, L’uomo forte. Personalità e potere nell’Europa contemporanea, pp. 552, €29,00, collana I Robinson. Letture.

Da Hitler a Mussolini, da Stalin a Churchill, da de Gaulle alla Thatcher, ‘l’uomo forte’ ha dominato la scena politica del Novecento in Europa. Ma furono veramente questi leader, con la loro personalità, a determinare il corso del Ventesimo secolo? Il mondo contemporaneo ha visto l’emergere di individui che hanno avuto il controllo su una serie di strumenti terrificanti e dotati di una forza senza precedenti. Hanno provato a ricostruire da zero intere società, hanno combattuto guerre devastanti, con una volontà e una determinazione che non conoscevano alcun limite. Eletti democraticamente o dittatori, senza dubbio i leader politici che hanno lasciato un segno profondo nella storia sono caratterizzati da personalità sconvolgenti e inquietanti. Ma quali condizioni politiche portano questi soggetti al potere? Quanto è importante la personalità nella conquista del potere e nel suo esercizio? Cosa ne promuove o ne limita l’uso? Queste sono domande che fin dall’antichità la ricerca storica si è posta ma che oggi, con l’emergere di leadership come quelle di Donald Trump, Recep Erdoğan e Vladimir Putin, hanno assunto una rilevanza del tutto inedita. In questo libro, Ian Kershaw analizza e mette a confronto 12 personalità politiche che hanno cambiato il corso della storia europea del XX secolo per rispondere al più classico degli interrogativi: sono i tempi a forgiare gli uomini o gli uomini a determinare i tempi in cui vivono?


Buone letture!


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