La storiografia ha convenzionalmente suddiviso la lunga storia di Roma in tre grandi periodi: l’età monarchica (753 a.c – 509 a.C.), l’età repubblicana (509 a.C. – 31 a.C.) e l’età imperiale (31 a.C. – 476 d.C.). Se la classica periodizzazione in tre età è accettata all’unanimità dagli studiosi, complessa e problematica appare, invece, una ulteriore periodizzazione di recente acquisizione, che s’inserisce nell’ultima fase dell’età imperiale: la Tarda Antichità. Il termine Tarda Antichità è stato attestato per la prima volta poco più di cent’anni fa, quando lo storico dell’arte Alois Riegl lo utilizzò in una introduzione per un catalogo di tessuti. Molto studiosi hanno proposto, nel corso dei diversi decenni, periodizzazioni diverse. Tra le date d’inizio più indicate si hanno: la crisi del III secolo, in particolare la fine del regno di Alessandro Severo (222-235 d.C.); l’avvento del regno di Diocleziano (284 d.C.); l’età costantiniana (305-337 d.C.). Come momento di conclusione dell’età tardo antica si è accettata l’invasione longobarda dell’Occidente (568 d. C.) e la fine del regno di Giustiniano (565 d.C.) oppure, più ancora in là nel tempo, l’età delle conquiste arabe (VII secolo d.C.). Arnaldo Marcone, docente di Storia Romana nell’Università di Roma Tre, ha recentemente pubblicato per Carocci editore un agile volumetto dal titolo Tarda antichità. Profilo storico e prospettive storiografiche (pp. 260, €25,00). Partendo dalla premessa che la Tarda Antichità non è semplicemente un arco cronologico intermedio tra mondo antico e Medioevo, ma una delle novità più importanti emerse a livello storiografico negli ultimi anni, lo studioso delinea sinteticamente i caratteri fondanti di questa nuova periodizzazione, ne analizza gli aspetti più diversi, fa emergere i caratteri originali di questa età di “transizione”. La Tarda Antichità  è ormai assurta al rango di disciplina rivolta a un’epoca che comprende gli aspetti più diversi della vita nel mondo mediterraneo,  in un periodo che va tra il IV e VII secolo d.C., durante il quale, nonostante il crollo finale delle strutture politiche dell’Impero romano, la cultura classica continuò a fiorire. Emersero nuove realtà, nuovi popoli e uno Stato tardoromano potenzialmente più accentrato, il Cristianesimo si radicò nella società, profondi cambiamenti interessarono l’economia, la cultura, la mentalità, la struttura della società stessa. La Tardoantichistica, disciplina ormai in costante espansione e arricchita sempre da nuove acquisizione storiografiche, archeologiche, epigrafiche, artistiche, non interessa più i soli studiosi del mondo classico: in quanto campo di indagine con caratteristiche sue proprie, è ormai ambito privilegiato di ricerche condotte in varie discipline specialistiche a cominciare da quelle storico-religiose e storico-artistiche. «Questo libro è concepito come un ripensamento di fondo a fronte di nuove proposte come quella che si può sintetizzare nella formula “lunga Tarda Antichità”. Essa ha di fatto reso obsoleta […] la questione del quando e del perché l’Impero Romano  (d’Occidente) declinò e cadde. Invece di una cesura si è andato sottolineando, con accentuazioni peraltro non secondarie e potenzialmente innovative, il continuum storico, la longue durèe nelle loro diverse implicazioni. L’esito è un quadro molto diverso da quello precedente che risulta tuttora in aggiornamento.» (dalla Premessa).

Le 12 diocesi nella nuova divisione tetrarchica dell’impero romano voluta da Diocleziano attorno al 293 d.C.

SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: Tarda antichità. Profilo storico e prospettive storiografiche

Autore: Arnaldo Marcone

Casa Editrice: Carocci

Prezzo: €25,00, collana Frecce

Anno di pubblicazione: Ottobre 2020


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