In Italia e nel mondo, quale strada ha percorso, o percorrerà, la poesia contemporanea? Quali sentieri ha battuti, e quali saranno i suoi sviluppi? Dalla poesia femminile sudafricana fino all’adombrata opera poetica di Thomas Bernhard, dai classici tedeschi riscritti nella poesia del secondo dopoguerra fino alle scritture anomale e mutazioni di genere dal secondo Novecento a oggi, persiste ancora una scottante domanda: la poesia, ancora? Cinque consigli di lettura, targati Mimesis Edizioni, per comprendere sempre con maggior chiarezza quali siano, oggi, le sorti della poesia italiana e mondiale.


1). Maria Paola Guarducci e Francesca Terrenato, In-Verse. Poesia femminile dal Sudafrica, pp. 186, €18,00.

Terra, casa e madrepatria; lingua, espressione e corpo; genealogie, antropologie e archeologie poetiche; traduzioni, letture e performance: come si intrecciano, si sciolgono, si complicano questi nessi nel panorama della poesia femminile sudafricana in inglese e afrikaans? Quali racconti e quali suoni ricompongono la memoria lacerata delle donne, riscrivono la Storia/ le storie da nuovi punti di vista, riconciliano passato, presente e prospettive future? Questo saggio offre uno sguardo su un corpus di testi di autrici sudafricane per lo più inedite in Italia e qui raccolti secondo un criterio che non intende appiattire le differenze per costruire un quadro univoco ma, al contrario, esaltare le caleidoscopiche rifrazioni di un’arte, quella della parola poetica, che germogliata da antiche radici e tradizioni presenti nel paese, anche di matrice europea, si apre ai temi relativi a genere e identità, all’impegno politico, e ai nuovi media.


2). Elena Polledri e Simone Costagli (a cura di), Riscritture dei classici tedeschi nella poesia del secondo dopoguerra, pp. 224, €18,00.

I saggi raccolti in questo volume sono dedicati alla poesia di lingua tedesca del secondo dopoguerra e, in particolare, al dialogo che in quest’epoca si avviò  con quegli autori della letteratura tedesca considerati classici, la cui eredità  spirituale era stata compromessa dalla strumentalizzazione e dalla propaganda nazionalsocialiste. Di qui, le domande che pi  volte risuonano nelle poesie: come rivitalizzare quelle idee, quei valori e quelle esperienze che avevano contribuito a plasmare quella lingua letteraria tedesca, che la storia ora aveva contaminata e infangata? Come riappropriarsi del linguaggio della poesia, come farlo riemergere e rinnovarlo alla luce di autori divenuti classici? Come liberare questa tradizione, intrappolata per anni nelle morse ideologiche nazionaliste?


3). Samir Thabet, La poesia di Thomas Bernhard. Saggi, pp. 104, €8,00.

Questa monografia, opera di Samir Thabet, musicista, saggista e traduttore, in forma di raccolta di saggi, si propone di dedicare uno spazio privilegiato all’opera poetica di Thomas Bernhard (1931-1989), per anni rimasta in ombra. Seguendo le pieghe della parola di Bernhard, questi saggi investigano gli aspetti linguistici, poetici e filosofici di un autore che, prima di essere romanziere e drammaturgo di successo, fu poeta di talento e innovatore della parola e della frase, con pochi eguali nel panorama della letteratura, non solo tedesca, del secondo Novecento.


4.) Gilda Policastro, L’ultima poesia. Scritture anomale e mutazioni di genere dal secondo Novecento a oggi, pp. 200, €18,00.

È il 2003 quando Edoardo Sanguineti, nel quarantennale della Neoavanguardia, pronuncia la battuta: “Dopo di noi, il diluvio”. Questo libro vuole rimettere in circolo (e in discussione) quella provocazione-profezia, per interrogarsi sull’eredità della Neoavanguardia tra i poeti nati a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, in relazione a modelli, forme, strumenti del “fare” poesia. E come si fa poesia nel nuovo millennio? Con le emozioni, i paesaggi, la rima fiore-amore, anche se il poeta non va più in carrozza ma in cargo? Nel 1961 Nanni Balestrini, antesignano del cut-up, inventa un algoritmo per ricombinare stringhe di testo al calcolatore. Un’eredità raccolta, oggi, soprattutto da poeti che ripensano alla poesia (anzi, alla scrittura o alle scritture) come un campo aperto di verifica e di possibilità. Non come ambito separato, quindi, ma fertilmente contaminato da linguaggi e contesti del presente, andando dalla videoarte a Instagram. Ne deriva un’adesione (o una resistenza) delle parole alla realtà, tanto più autentica quanto più (appare) sofisticata e schermata, anche per effetto di un confronto incessante con altri modelli, fuori dai nostri confini: l’arbasiniana “gita a Chiasso” si fa ormai su Google Maps.


5). Gian Mario Villalta, La poesia, ancora?, pp. 170, €15,00.

Perché ancora la poesia, se la poesia c’è da sempre, da quando gli esseri umani – gli animali parlanti – hanno percorso la terra, e sempre ci sarà finché le mutevoli lingue umane genereranno la sfera della loro esistenza? Perché questo ancora, dunque? Perché il trionfo dell’“infosfera” sta portando verso una visione del linguaggio distorta e impoverita nella dimensione comunicativa, alla quale la poesia pare adeguarsi, dimenticando un’eredità poetica di millenni. Perché antropologia e neuroscienze raccontano oggi un’altra vicenda, nella quale la lingua è costitutiva della sfera dell’esistenza, e la comunicazione solo un suo aspetto; e di più: la prosodia, il suono delle parole e la voce del parlante sono sostanza del pensiero, del sentire e del percepire. Questo ancora significa avere nuove domande e inseguire le risposte nella lingua e nella tradizione poetica, riconoscendo allo strumento della scrittura e alla storia del libro il loro effettivo ruolo di primaria importanza.


Buone letture!

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