Nell’arco dei lunghi mille anni del Medioevo, nessuno, uomo o donna, si è mai definito eretica o eretico. Eresia deriva da un termine greco, ed ha il significato di “scelta”: infatti, l’eretico medievale è un disobbediente rispetto al conformismo religioso, sceglie di seguire il Vangelo e ripropone la Parola di Cristo. Il non conformismo religioso di donne e uomini è alla base di un libertario “moto di cultura”, un dinamismo evangelico condannato e perseguitato. La “scelta” ereticale nel Medioevo è anche una rivoluzione culturale che coinvolge chierici, donne e uomini, laiche e laici di strati sociali diversi: accanto ai più noti Bogomil, Arnaldo da Brescia, Valdo di Lione, Dolcino da Novara, John Wyclif, Jan Hus, ai valdesi, ai catari, ai templari, ai lollardi e agli hussiti, emergono numerose figure femminili, quali Guglielma, Margherita detta Porète, Margherita detta la bella, Giovanna d’Arco, oltre ad apostole e beghine. L’attenzione posta dal volume, a cura di Marina Benedetti (docente di Storia del cristianesimo all’Università degli Studi di Milano), Eretiche ed eretici medievali (Carocci Editore, pp. 416, €39,00, collana Frecce) all’identità nel Medioevo, ma anche al riverbero nel XX secolo di termini metacronici – eresia/eretici – dimostra come le molteplici varianti della «disobbedienza» religiosa del passato continuino ad affascinare il presente e ad essere strumentalizzate. Per un approfondimento bibliografico, rimando alla recensione del volume di Marina Montesano, Ai margini del Medioevo. Storia culturale dell’alterità (Carocci editore, pp. 272, €24,00, collana Frecce).

La candela con intorno la scritta lux lucet in tenebris, simbolo del valdismo, uno dei più importanti movimenti ereticali del Medioevo.

La lettura, come altre pratiche culturali, ha attraversato i secoli registrando continuità e fratture. Oggi stiamo vivendo la più radicale delle sue trasformazioni. Milioni di lettori e lettrici si aggirano sulle piattaforme e sui social network di tutto il mondo non solo per leggere i testi scritti da altri ma anche per proporre i propri, in una comunità senza confini che sta cambiando profondamente l’editoria tradizionale. Il volume Leggere in Europa. Testi, forme, pratiche (secoli XVIII-XXI), a cura di Lodovica Braida (docente di Storia della stampa e dell’editoria all’Università degli Studi di Milano) e Brigitte Ouvry-Vial (docente di Letteratura francese del XX secolo e Scienze dell’informazione e della comunicazione all’Università di Le Mans), offre, in una prospettiva interdisciplinare, una riflessione sui contesti storici, interpretativi, ideologici e materiali che hanno orientato e orientano, in ambito europeo, le proposte degli editori, le esperienze dei lettori e delle lettrici e la loro “appropriazione” dei libri, in un arco cronologico lungo, dalla “sete di lettura” che percorre il XVIII secolo fino alla rivoluzione digitale del nostro tempo.

Le nuove frontiere della lettura digitale.

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