Elisabetta Bartoli, Donatella Manzoli e Natascia Tonelli, fondatrici del Centro di ricerca interuniversitario MedioEva, per lo studio della letteratura femminile e della donna nelle letterature del Medioevo, hanno dato alle stampe per Carocci Editore il prezioso volume Scrittrici del Medioevo. Un’antologia (pp. 404, €39,00, collana Studi Superiori), «che […] costituisce un’operazione culturale del tutto nuova. Per la prima volta si propone al lettore la plurivocità letteraria del Medioevo, proprio attraverso le parole delle donne sono offerti brani di quarantacinque scrittrici in mediolatino, in greco medievale e nei volgari italiano, francese e provenzale, medio-tedesco e medio-olandese, lingue ibero-romanze, arabo, ebraico». Le curatrici del volume «hanno scelto di presentare testi non solo di autrici ben note, ma anche di donne immeritatamente poco o per niente studiate, le cui opere, mai tradotte in una lingua moderna, giacciono in edizioni antiche e di difficile reperibilità. I testi sono stati affidati a studiose specialiste delle singole letterature. Di ciascun brano, preceduto da una scheda esegetica e corredato di agili note di commento, è offerta una prima traduzione in lingua italiana o una nuova rispetto a quelle esistenti. […] I testi antologizzati rappresentano diversi generi letterari: poesia, epistolografia, teatro, agiografia, trattatistica, mistica, medicina, preghiera, satira, storiografia, autobiografia e una regola monastica». Il volume è scandito in sei corposi capitoli, ognuno dedicato ad una specifica tematica. Il materiale antologizzato, vario temporalmente e linguisticamente, si organizza in sei temi: L’educazione, Il sé e il mondo, La maternità, L’amore, Il corpo e il sesso, La mistica e il sacro. Alcune tra le scrittrici antologizzate sono: Eloisa, Christine de Pizan, Teresa da Cartagena, Anna Comnena, Compiuta Donzella, Wallāda bint al-Mustakfī, Caterina da Siena, Rosvita di Gandersheim, Cassia di Costantinopoli, Paola bat Avraham. Le parole di queste donne si accordano in un coro emblematico della plurivocità di quella stagione, intorno ai suoi temi decisivi: pagine di intensa bellezza che ancora ci riguardano.

Una leonessa sono
e mai mi piacquero le tane altrui
e se dovessi sceglierne una
mai ascolterei un cane, io
che tante volte le orecchie chiusi ai leoni.
(‘Ā’iša bint Aḥmad al Qurṭubiyya, ?-1009 circa)

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Miniatura tratta da La Città delle Dame e attribuita al Maître de la Cité des dames, un miniaturista anonimo collaboratore di Christine de Pizan, autrice del trattato.

A cura di Christian Del Vento (docente di Letteratura italiana alla Sorbonne Nouvelle) e Pierre Musitelli (docente di Letteratura italiana all’École normale supérieure di Parigi), Gli “scartafacci” degli scrittori. I sentieri della creazione letteraria in Italia (secc. xiv-xix) (Carocci Editore, pp. 380, €35,00, collana Lingue e Letterature), intende, attraverso gli “scartafacci” di alcuni tra i principali scrittori italiani dei secoli xivxix (Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Toruqato Tasso, Giambattista Marino, Alessandro e Pietro Verri, Cesare Beccaria, Vittorio Alfieri, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni), esplorare i sentieri della creazione e si propone di osservare da un punto di vista originale la storia della lingua e quella della letteratura italiane, che hanno tratto la loro ricchezza dallo studio degli autografi dei grandi maestri. Grazie al dialogo con altri orientamenti metodologici, come la critica genetica, la filologia d’autore ha allargato il proprio orizzonte esegetico a vari aspetti del “rapporto di scrittura” – l’evoluzione dei metodi di lavoro, le pratiche di lettura, i processi di scrittura dei testi, le biblioteche come spazio di genesi testuale – aprendo nuove prospettive sulla storia della tradizione letteraria. «L’interesse per gli archivi letterari e per i manoscritti autografi non sarebbe stato possibile se, nell’Italia della seconda metà del xiv, secolo non fosse emersa una concezione del rapporto tra i letterati e i loro scritti che, in altre tradizioni letterarie, si sarebbe affermata solo alla fine del xvii secolo. Furono gli stessi scrittori, “fino alla metà del Trecento […] a porre esplicitamente – e per alcuni come Dante e Boccaccio, con una straordinaria preveggenza – la complessa problematica dello statuto del testo, dell’autore, delle ambizioni di quella che sarebbe diventata la letteratura” (Claude Cazalé Bérad). Gli scrittori divennero i principali responsabili della conservazione dei loro archivi letterari e delle loro biblioteche. Per molti di loro si trattava di difendere il proprio lavoro e di garantirne l’autenticità» (dall’Introduzione).

Il “codice degli abbozzi” del Canzoniere di Francesco Petrarca.

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