Professore ordinario di Slavistica all’Università degli Studi di Firenze, ricercatore in Russia, Germania, Stati Uniti, Bulgaria e Ucraina, membro del consiglio scientifico di riviste e collane internazionali, studioso della storia culturale del mondo slavo nell’ambito della produzione letteraria, in particolare di codici slavi della Bibbia, letteratura di viaggio e prime relazioni della Russia con l’Italia, Marcello Garzaniti ha dato alle stampe per Carocci Editore il preziosissimo volume Storia delle letterature slave. Libri, scrittori e idee dall’Adriatico alla Siberia (secoli IX-XXI), per le cure di Iris Karafillidis (pp. 552, €49,00, collana Manuali Universitari). Un ricco e corposo testo che, per la prima volta nel panorama editoriale italiano, offre ai lettori una esaustiva e approfondita analisi critica, storica e letteraria della grande produzione letteraria in lingua slava – dai Balcani alla Russia, viaggiando attraverso tutta l’Europa orientale –, dalle origini altomedievali fino alla più stretta contemporaneità. Scandito il sei parti, il volume non manca di presentare, nella Introduzione, un breve sguardo sulle letterature contemporanee – poi approfondite più analiticamente nella quinta e sesta parte del volume, dedicate, rispettivamente, agli sviluppi delle letterature slave in epoca moderna e alle letterature nazionali in epoca contemporanea – inquadrate nella loro “riunificazione” dopo il crollo del muro di Berlino (1989) e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, con il conseguente collasso dei regimi comunisti negli Stati orientali europei. Il percorso tra le carte della letteratura slava continua, poi, nei secoli, attraverso un’analisi che inquadra le forme dell’oralità (Fasi e generi/Epica e memoria storica/Procedimenti formali) e della tradizione folkloristica all’alba del IX secolo, nel cuore dell’Alto Medioevo; le prime tradizioni scrittorie, strettamente intrecciate con l’invenzione dell’alfabeto glagolitico, unitamente allo sviluppo della produzione slava ecclesiastica e latina e la formazione e l’attività dello scrittore medievale, sono al centro della seconda sezione del volume; la parte terza e la parte quarta, invece, sono dedicate rispettivamente ai libri e ai testi della produzione scrittoria medievale (libri liturgici e paraliturgici; produzione scrittoria morale, giuridica e dottrinale; i libri della storia e della natura) e alle trasformazioni culturali e alla produzione letteraria a cavallo fra Umanesimo e Rinascimento, in particolare in area danubiana, boema e lusaziana, polacca e rutena; infine, la quinta e la sesta parte del volume sono dedicate, come già ricordato sopra, agli sviluppi delle letterature slave in epoca moderna (dalla lunga stagione barocca adriatica e baltica fino alle letterature nazionali settecentesche illuminate) e alle letterature nazionali in epoca contemporanea (dal romanticismo letterario ottocentesco, passando attraverso le avanguardie novecentesche, fino al romanzo nell’epoca della globalizzazione). Il testo, infine, ricco di approfondimenti curati da diversi specialisti, e con quadri di analisi mirate, propone una sintesi in chiave comparativa di questa importante eredità letteraria, solidamente europea ma di respiro universale, mettendo in luce le relazioni con la nostra letteratura. Lo studio è completato da una cronologia che enumera opere e autori delle letterature slave a confronto con le altre produzioni scrittorie e letterarie, soprattutto europee, fino agli esordi del romanticismo.

Il manoscritto di Frisinga è ritenuto il più antico testo in una lingua slava, scritto in caratteri dell’alfabeto latino — I manoscritti, risalenti alla fine del X secolo, contengono frasi rituali di confessioni, annotazioni su prediche riguardanti il peccato e la penitenza e formule di abiura, scritti in lingua slovena.

Franca Landucci (professore ordinario di Storia economica e sociale del mondo antico all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e Giuseppe Zecchini (professore ordinario di Storia romana all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), curatori dell’ottimo volume Geopolitica del mondo antico. Caratteri politico-militari del Mediterraneo dal II millennio a.C. al VI secolo d.C. (Carocci Editore, pp. 268, €27,00, collana Studi Superiori), con la collaborazione di una ricca equipe di studiosi, tratteggiano in maniera sistematica, con questa preziosa pubblicazione, la storia della geopolitica nel bacino del Mediterraneo, Vicino Oriente incluso, nel periodo compreso tra il II millennio a.C. e il VI secolo d.C., prima dell’arrivo degli Arabi (prima metà del VII secolo d.C.), che segnò una netta cesura fra la tarda antichità e il Medioevo. Il testo, pur nella sua sinteticità, non manca di offrire un quadro esauriente delle dinamiche che nel corso di circa 1.500 anni hanno caratterizzato le strategie dei vari soggetti politici attivi nell’area (dalle grandi civiltà del Vicino Oriente antico, passando attraverso la geopolitica italica di Roma, fino alla fine del mondo antico con il crollo dell’Impero Romano d’Occidente e la nascita dei regno romano-germanici nel V secolo d.C.) e che spesso sono sfociate in processi di integrazione sovranazionale, resi talvolta più difficili e problematici da profonde diseguaglianze demografiche, socioeconomiche, religiose.

Antica mappa del Bacino Mediterraneo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.