«Queste colline sono una terra intrisa di vino e di sangue, popolata da gente troppo severa, che anche quando ride conserva un cuore triste.»

Le Langhe piemontesi hanno un fascino irresistibile: sono un luogo di tenue malinconia, di pace inavvertitamente sensuale, di severa tranquillità; un luogo perfetto per ascoltare i pensieri che si agitano nella mente, per distendere le pieghe dell’animo. In quest’aura di mite serenità, Bartolomeo Rebaudengo, commissario e uomo dallo spirito inquieto, si ritira dopo una proficua carriera svoltasi tra interrogatori, omicidi, scene del crimine, tecniche di profiling; ma «per quanto si possa essere schivi d’animo, è un inganno sostenere che si sta bene da soli. Si sta, tutt’al più.» Le novità non tarderanno ad invadere la vita del seducente commissario, che si troverà faccia a faccia con uno dei casi più intricati della sua carriera professionale: il giovane Dario Colombero, studente modello di ingegneria, dopo un festino a base di droghe ed alcol, verrà ritrovato privo di vita in condizioni alquanto strane, con il corpo e il volto tumefatti a causa di inspiegabili violenze subite. La morte del giovane ragazzo è inoltre l’occasione per incontrare Ardelia Spinola, medico legale dall’intuito infallibile e donna dalle mille qualità, nonché vecchia fiamma del commissario Rebaudengo.

Tra mille intrecci, omissioni, indizi, equivoci e gesti rischiosi, la storia di Cristina Rava si conferma come una delle più penetranti del genere noir contemporaneo, farcita di mille sfumature di ingegno, di coscienza, di ricerca, di introspezione psicologica. Tra i diversi fili che muovo il racconto, il velato amore tra i due personaggi principali, Ardelia e Bartolomeo, anima le righe della storia: «quando si pensa a un rapporto d’amore, si pensa a due persone che stanno insieme o che insieme trascorrono il tempo libero, condividono gioie, dolori e speranza. In altri casi, meno comuni, il nutrimento dell’amore è l’assenza. Ecco, il loro è così.» L’amore tra i due è un amore sofferto, offuscato dall’orgoglio, quasi intimamente psicologico; è un amore che tarda a manifestarsi, che preferisce abitare nei gesti quotidiani e nell’assenza dell’altro. La scrittura di Cristina Rava è una scrittura vivida, prorompente, acuta, che prima di farsi leggere si fa vedere. Le diverse storie che animano le righe del racconto sono intrecciate con grande maestria, in un perfetto incastro che nulla lascia al caso; esse si fondono in una trama strutturalmente organica e unitariamente coerente con gli intenti dell’autrice, dove mistero, tensione, humor, commedia e una tagliente ironia trasportano il lettore in un turbine di inestricabili equivoci e irruenti scoperte. La narrazione, per così dire, “multitonale”, rende il racconto incalzante, martellante, ricco di sentimenti e svolte contraddittorie; agita le acque di un racconto che non smette mai di essere una bufera di accadimenti, ragionamenti e improvvisi colpi di scena.

Valutazione complessiva: 9/10.

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