Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
similemente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.

Divina Commedia, Inferno, III, vv. 112-117.

Il 14 settembre 2021 si celebreranno i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Tra le copiose pubblicazioni dedicate al Sommo poeta, ho qui il piacere di segnalare una interessantissima raccolta di saggi critici, scritta da uno dei dantisti contemporanei più illustri, Giorgio Inglese, e pubblicata dalla casa editrice Carocci. Si tratta del volume Scritti su Dante (pp. 340, €28,00).

Professore ordinario di Letteratura italiana alla Sapienza Università di Roma, Giorgio Inglese ha racchiuso in questo volume una serie di interventi critici pubblicati nell’ultimo ventennio, tra il 2000 e il 2019, in diverse riviste e saggi miscellanei. Come si specifica anche nella descrizione del volume «i contributi proposti approfondiscono lo studio di personaggi e temi capitali – come Francesca, Ulisse, Ugolino, la dottrina dell’Impero, il destino dei non credenti – e discutono di importanti figure della critica dantesca, quali Benedetto Croce, Natalino Sapegno, Gianfranco Contini, Antonino Pagliaro, Ovidio Capitani, Gilmo Arnaldi». Fornendo alcuni esempi esplicativi, a proposito della condizione dei dannati puniti nel III canto dell’Inferno (gli ignavi, coloro che in vita non ebbero alcun ideale e mai si schierarono per il bene o per il male, mentre ora, per la legge del contrappasso, inseguono un vessillo bianco, punzecchiati di continuo da vespe e mosconi) Inglese scrive: «gli sciagurati pusillanimi – spiega Virgilio – non hanno speranza di morte, non possono sperare nell’annichilimento, nell’incoscienza; la loro condizione cieca […] è tanto vile che essi invidiano ogni altro stato persino quello dei dannati che scontano la loro pena al di là dell’Acheronte. Di questi rimane, fra i vivi, la fama: cattiva, almeno […]; di quelli, invece, non rimane nulla. «Non ragioniam di lor» (v. 51)» (p. 103). In un altro interessante scritto, questa volta dedicato alla struggente vicenda di Paolo e Francesca, i due amanti letterari più famosi di sempre (siamo nel V canto dell’Inferno), Inglese pone la propria attenzione sulla fenomenologia dell’amore di Francesca, e scrive a tal proposito che la protagonista avrebbe interpretato «teologicamente l’amore sensuale, come un Dio che comanda di amare» (p. 122) e che il suo sarebbe stato «un amore completo, vicendevole, irresistibile e senza fine» (p. 123), non tipico della lirica amorosa ma di una certa tradizione romanzesca in particolare (si vedano le vicende romanzate del mito di Tristano e Isotta). Infine, l’ultimo saggio che voglio qui citare è dedicato al I canto del Paradiso. Il canto si apre con l’esordio della poesia e figura di Cristo stesso, invocazione giustificata dalla materia particolarmente difficile da trattare. Nel corso della narrazione vengono esplicate da Beatrice una serie di questioni dottrinali, tra cui quella dell’ascensione di Dante al cielo col corpo fisico. Inglese qui si sofferma, in particolare, «sulla lunga controversia che ha per oggetto l’epistola forse dantesca, o parzialmente dantesca, aCangrande della Scala». L’epistola, la tredicesima, contiene la dedica del Paradiso al signore di Verona, ed è resa preziosa dal fatto che contiene fondamentali indicazioni di lettura del poema. Si è molto discusso sulla sua autenticità, e Inglese in questo breve intervento chiarisce alcuni punti della questione, ma, come ha osservato Umberto Eco nel saggio L’epistola XIII, l’allegorismo medievale, il simbolismo moderno, in Sugli specchi, Bompiani 1985, anche qualora non fosse autentica «rifletterebbe comunque un atteggiamento interpretativo assai comune a tutta la cultura medievale» e «spiegherebbe il modo in cui nei secoli Dante è stato letto» (p. 215).


Consigli di lettura

Dante Alighieri, Commedia. Opera completa. Revisione del testo e commento di Giorgio Inglese, Carocci, pp. 1296, €90,00.

Novant’anni dopo l’impresa di Giuseppe Vandelli (1921-28), la revisione testuale del poema dantesco e il suo commento  interpretativo vengono qui proposti in un insieme organico, sul filo  di una lettura fedele ai grandi maestri della critica novecentesca  e nondimeno attenta ai contributi più recenti. Una speciale cura  per la chiarezza e la leggibilità delle note vuole favorirne l’utilizzazione  da parte dei lettori più giovani.

Giorgio Inglese, Stefano Carrai, La letteratura italiana del Medioevo, Carocci, pp. 344, €27,50.

Il volume traccia la storia della letteratura italiana dai suoi albori sino alla fine del XIV secolo. Pur nella necessaria concisione, nessun elemento significativo del panorama letterario italiano del Medioevo è stato trascurato, in un racconto storico che non allenta mai il contatto con la concretezza dei testi, fatti spesso oggetto di analisi ravvicinata. In questa prospettiva, la nuova edizione integra nella ricostruzione critica anche le più recenti acquisizioni degli studi. Concepito come strumento per gli studenti universitari, il testo potrà senz’altro suscitare l’interesse di un pubblico più ampio.


SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: Scritti su Dante

Autore: Giorgio Inglese

Casa Editrice: Carocci

Prezzo: €28,00, collana Frecce

Anno di pubblicazione: Maggio 2021


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